Le caratteristiche della stenosi
La parola stenosi deriva, come molte patologie, dal greco. Significa “restringimento” e la stenosi spinale non è quindi altro che un pericoloso restringimento del canale vertebrale.
Fortunatamente la stenosi non è un problema che riguarda i bambini né i giovani perciò se siete dei genitori apprensivi sappiate che più che preoccuparvi per i vostri figli dovreste preoccuparvi… per voi stessi! La stenosi infatti attacca in primis il corpo delle persone di mezza età ed è provocata dall’inevitabile invecchiamento dell’organismo umano. Anno dopo anno infatti il canale vertebrale può restringersi, in modo impercettibile ma continuo, causando dei dolori anche molto intensi al punto da provocare forti invalidità nei pazienti. Le fibre nervose iniziano il loro percorso nel midollo spinale per arrivare poi ai fori vertebrali; è evidente che se i fori si restringono sempre più lo spazio libero per il passaggio delle fibre sarà sempre più angusto, determinando una compressione delle stesse. Oltre a ciò la stenosi può coinvolgere anche il midollo spinale e causare altri danni accessori: pensiamo ad esempio alla creazione di osteofiti (degli speroni ossei di forma simile alla spina di una rosa, che appaiono nella zona dei margini articolari delle ossa e causano notevoli fastidi), oppure al collasso dei dischi vertebrali, alla loro protusione (ossia allo sporgere verso l’esterno) eccetera… tutti questi problemi possono nascere dalla stenosi spinale, una patologia che non deve mai essere presa sottogamba.
I classici sintomi della stenosi
Come capire se si soffre di stenosi spinale? Possiamo dire che nella sfortuna saremo quasi fortunati in quanto i dolori alla schiena sono forti e continui e sarà facilissimo capire che “qualcosa non va”. L’unica difficoltà potrebbe essere nell’identificazione esatta della patologia in quanto la stenosi ha dei sintomi molto simili a quelli di un altro diffuso dolore alla schiena, ovvero l’ernia discale. Il modo più efficace per evitare una pericolosa confusione è di illustrare con grande chiarezza al vostro medico tutte le sensazioni provate, cercando di essere il più precisi possibile. A ben vedere l’ernia e la stenosi non sono proprio identiche: la stenosi infatti si presente in modo graduale, parte da un dolore molto blando che aumenta di intensità settimana dopo settimana mentre l’ernia colpisce di botto, con dolori intensi e difficilmente sopportabile senza assumere dei forti analgesici.
Cosa deve fare il paziente? Sicuramente sarà molto utile annotare volta per volta, evento per evento o meglio giorno per giorno tutte le sensazioni avvertite a livello corporeo. La cosa migliore sarà di acquistare un quaderno (o meglio un’agenda) dove scriveremo il tipo di dolore avvertito e la sua intensità. Per l’intensità si potrebbe usare una scala da 1 a 10, ma come conoscere il livello massimo di dolore se non lo si ha mai provato prima? Un piccolo “trucco” sarà di non dare al dolore un valore numerico bensì un paragone con quello del giorno precedente: Martedì ho avvertito dei dolori più forti o uguali a quelli di Lunedì? Già questo piccolo accorgimento sarà molto utile per il terapeuta e per il medico curante, che potranno comprendere la gravità del peggioramento giornaliero della patologia o, nei casi più fortunati, la sua regressione o quanto meno la sua stazionarietà.
Altra caratteristica peculiare della stenosi spinale è la qualità dei dolori da essa provocati. Si tratta quasi sempre di fitte che causano un male intenso e che si sviluppano se si effettuano particolari movimenti, ad esempio una flessione del collo verso terra. Quando la stenosi attacca la cervicale si potranno verificare altre sensazioni fastidiose quali forti bruciori, un antipatico formicolio alle braccia ed una generale debolezza ed intorpidimento delle fasce muscolari. Se la stenosi si sviluppa nella zona dorsale molto probabilmente si avvertiranno dei dolori nell’area corrispondente.
I maggiori pericoli della stenosi e la diagnosi più efficace
Essendo una patologia molto soggettiva la stenosi non comparirà quasi mai nel medesimo modo per due diverse persone. Ciò perché il diametro dei canali vertebrali non è mai esattamente identico in ogni individuo perciò il restringimento progressivo del canale stesso può provocare problemi diversi in tempi diversi. La migliore diagnosi parte quindi da una anamnesi dedicata espressamente al singolo paziente: conscio della soggettività estrema di questa patologia, il medico si focalizzerà sui sintomi specifici del malato che ha di fronte, senza aspettarsi che corrispondano a quelli di altri pazienti. A questo punto sarà molto utile portare nello studio medico l’agenda in cui sono stati annotati i peggioramenti fisici subiti dal momento della comparsa della malattia (o meglio, dal momento in cui se ne è avvertita l’esistenza). Una volta lette le annotazioni presenti nell’agenda
il medico proseguirà l’analisi con degli esami diagnostici molto utili,: la risonanza magnetica, la tomografia computerizzata e la classica radiografia. A questo punto lo specialista sarà in grado di pronunciare una prima prognosi e proporre al paziente i dettagli del trattamento utile a liberarsi quanto prima dei forti dolori provocati dalla stenosi spinale.
I trattamenti più efficaci contro la stenosi spinale
- L’abilità del medico nell’affrontare la stenosi si può valutare in base alla sua capacità di comprendere la fase della malattia che il paziente sta attraversando (iniziale, media, avanzata) e nel trovare per essa una soluzione adeguata, potremmo dire “su misura” per le esigenze del paziente. Se una stenosi in fase iniziale può essere risolta con un classico trattamento conservativo, se essa avesse già raggiunto un livello molto grave sarà probabilmente necessario intervenire in sede chirurgica.
- Trattamenti conservativi: oltre alla normale terapia a base di farmaci corticosteroidi (ossia anti infiammatori) si assoceranno una serie di sedute di fisioterapia.
- Trattamenti chirurgici: la medicina moderna ha a disposizione numerose armi per contrastare la stenosi spinale. La prima di esse è la foraminotomia cervicale. Il nome nasce dal termine latino “foramen” ossia “foro”, ciò ci aiuta a comprendere cosa avverrà con questa operazione: il chirurgo allargherà il canale spinale per lasciare maggior spazio alle fibre nervose. Va da sé che tale operazione è decisamente invasiva e quindi non di semplicissima esecuzione, anche perché va a toccare delle strutture nervose che, se danneggiate per errore, potrebbero provocare gravissime problematiche di deambulazione.
Una seconda possibilità è la fusione spinale, metodo che viene utilizzato per varie problematiche della spina dorsale. Il termine “fusione” non deve spaventare: non si andrà a sciogliere parti della colonna vertebrale bensì ad applicare delle piastre di metallo che renderanno più solida la colonna evitando compressioni dolorose ai nervi.
Un terzo possibile intervento è la laminectomia decompressiva. Anche in questo caso il nome della tecnica chirurgica spiega con una certa chiarezza di cosa si tratta: si andrà a decomprimere l’area dei nervi che entrano nella spina dorsale tramite l’asportazione (“laminectomia” appunto) di alcune porzioni di legamenti, vertebre e dischi che causano l’eccessiva compressione sul midollo e sui nervi.
Ultima tecnica degna di nota è quella dello spaziatore interspinoso. Fra tutte le metodologie chirurgiche è forse la più flessibile per usi e risultati. Lo spaziatore è un dispositivo che si inserisce nei foramen della colonna vertebrale e li allarga in modo progressivo, lasciando più spazio libero per i nervi e risolvendo così le difficoltà causate dalla compressione. Lo spaziatore ha il vantaggio di non essere invasivo poiché non costringe a rimuovere materiale osseo, lasciando così il corpo integro ed evitando eccessivi traumi operatori per il paziente.
Cosa fare dopo l’operazione
Il modo migliore per affrontare un’operazione di risoluzione della stenosi spinale è di riconoscerne le difficoltà e di accettare il lungo percorso fisioterapico che dovrà necessariamente seguire all’operazione stessa. Circa 50 giorni dopo l’intervento il paziente sarà sottoposto ad un esame approfondito per comprenderne le sue attuali condizioni. Nel frattempo si dovrà osservare il riposo più assoluto, a meno che il medico non vi dia il permesso di effettuare un’attività lavorativa, che non potrà comunque essere di tipo fisico. Solo in casi davvero straordinari sarà possibile dedicarsi a lavori mediamente pesanti a meno di due mesi dall’intervento ma solo sempre dietro approvazione del medico curante. È evidente che un professionista che ha un’attività in proprio (ad esempio un artigiano, un idraulico) non potrà certo permettersi di cancellare tutti gli appuntamenti per un mese o due (pena la perdita di numerosi clienti) ma è altrettanto importante evitare uno sforzo fisico che vada a compromettere gli importanti risultati raggiunti con l’operazione chirurgica alla spina dorsale. La giusta via di mezzo è quindi rappresentata da un ritorno graduale al lavoro fisico, per un numero progressivo di ore e sempre dietro il controllo del medico e del fisioterapista. Anzi, potrebbe essere proprio quest’ultimo a fornirvi dei suggerimenti importanti per sollevare pesi ed in generale per utilizzare la forza muscolare senza sovraccaricare la colonna vertebrale.
Nel caso in cui siate dei lavoratori dipendenti, ad esempio degli operai di un’azienda che chiude nel mese di Agosto, approfittate delle ferie estive per farvi operare. L’operazione non vi impedirà di andare al mare od in montagna e potrete comunque godere del sole, dell’aria pulita e della compagnia dei vostri cari senza necessariamente impegnarvi in attività fisiche stancanti. Al ritorno a casa sarete sicuramente più rilassati e la vostra schiena sarà quasi pronta per impegnarsi nuovamente in un’attività lavorativa che ricomincerà in tempi medio-brevi.