I movimenti delle braccia sono consentiti dalle articolazioni presenti nel gomito e dalla muscolatura che vi si inserisce mediante i tendini.
Il gomito mette in comunicazione tre ossa: l’omero, il radio e l’ulna e i movimenti possibili sono attuati da alcuni muscoli che si inseriscono su una protuberanza ossea dell’omero: l’epitroclea, che ospita le inserzioni del legamento collaterale ulnare, del tendine del muscolo pronatore rotondo e del tendine che lega i muscoli flessori dell’avambraccio.
A causa di alcuni sforzi eccessivi e ripetuti che insistono su quest’area, può capitare che si sviluppi un’infiammazione che se non viene trattata correttamente può diventare invalidante.
Chi accusa l’epitrocleite e perché?
Tale infiammazione viene chiamata volgarmente il “gomito del golfista” in quanto è frequente in chi pratica questo sport, ma anche alcuni tipi di lavori fisici che prevedono la frequente rotazione dell’avambraccio o altri sport, come il tennis o il baseball possono determinare l’insorgere dell’infiammazione.
I legamenti colpiti nei casi di epitrocleite cono quelli dei muscoli flessori del polso e delle dita e del pronatore rotondo e il dolore che si manifesta è concentrato nella zona mediana del gomito, in particolare nella parte interna (un dolore simile, ma localizzato nella zona esterna del gomito è invece caratteristico della più frequente epicondilite). Tale dolore diminuisce col riposo, ma se non si applica una terapia riabilitativa può degenerare con la ripresa dell’attività fisica fino a uno stato di cronicità.
Solitamente si distinguono tre stadi dell’epitrocleite, ognuno dei quali necessita di una diversa terapia riabilitativa: il primo stadio prevede casi di semplice infiammazione del tendine, è una condizione reversibile e la terapia applicata è principalmente conservativa; il secondo stadio è invece di gravità intermedia, oltre all’infiammazione infatti è presente anche del tessuto degenerato e se la situazione può essere ancora reversibile, con la trascuratezza rischia di evolvere in una tendinite cronica; il terzo stadio è invece quello caratterizzato da una forte degenerazione angiofibroblastica, cioè da una trasformazione strutturale del tessuto tendineo che causa dolore anche quando non si attuano sforzi eccessivi e che rende necessario l’intervento chirurgico.
Nel 50% dei casi oltre a tendini e muscoli viene coinvolto anche il nervo ulnare, particolarmente nei casi che rientrano nel secondo stadio.
Come si affronta la tendinopatia?
Quando si avverte un dolore più o meno acuto al gomito è sempre opportuno rivolgersi a un medico, il quale con una visita accurata valuta la mobilità e la dolenza dell’arto in seguito alla flessione e rotazione del polso contro resistenza e con ecografie e risonanze magnetiche osserva la situazione dell’articolazione del paziente specifico, così da poter applicare la migliore cura.
Nella fase acuta la terapia è la stessa per tutti gli stadi ed è tesa ad attenuare il dolore con antinfiammatori, crioterapia e/o applicazioni di calore Laserterapia e Tecarterapia trovano indicazione per questa patologia. Inoltre è necessario un periodo di riposo dell’arto a cui segue una terapia conservativa che tenti di ridonare alla muscolatura forza ed elasticità sufficienti a ricominciare la propria attività lavorativa o sportiva. Se dopo 3-6 mesi di terapia riabilitativa non ci sono miglioramenti consistenti del dolore, si rende necessario l’intervento chirurgico (anche artroscopico quando possibile), che prevede la rimozione del tessuto danneggiato e il tentativo di vascolarizzare la zona infiammata per accelerare il processo di rigenerazione; inoltre è spesso necessario dover eliminare le eventuali compressioni esterne che possono minare la funzionalità del nervo ulnare.
Il periodo post-operatorio prevede l’immobilizzazione dell’arto con un tutore e la graduale ripresa dei movimenti sotto stretto controllo medico fin quando la mobilità dell’arto non torna a rientrare nei parametri di normalità; gli sportivi devono poi impegnarsi in una riabilitazione specifica che serva ad allenare tendini e muscoli ai movimenti peculiari della propria disciplina.