Pensare agli anziani come a dei poveri vecchietti con la camicia a quadri seduti accanto al fuoco con la moglie vestita di nero e un foulard a fiori in testa è a dir poco anacronistico.
Oggi gli ultrasessantenni possono essere attivi e scattanti, fare sport, partecipare alle mondanità, concedersi vacanze escursionistiche e quant’altro.
Tutto questo grazie alla crescente attenzione che la medicina ha posto a un aspetto fondamentale della prevenzione e della conservazione della capacità motoria del corpo umano, anche in età avanzata: la riabilitazione dell’anziano.
Cosa significa “riabilitazione” e quando è necessaria?
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la riabilitazione è “il processo diretto a raggiungere e in seguito mantenere i migliori livelli funzionali possibili in ambito fisico, sensoriale, intellettivo, psicologico e sociale”.
Tutte le operazioni tese al miglioramento psicofisico del paziente disabile e alla sua conservazione in uno stato di salute che sia il migliore possibile, rientrano quindi nel concetto di riabilitazione.
Il paziente anziano può averne bisogno per 3 motivi principali: invecchiamento fisiologico, eventi acuti, situazione di paziente anziano fragile.
Nonostante le condizioni di vita siano migliorate tantissimo negli ultimi decenni, il corpo umano tende comunque a manifestare i segni dell’invecchiamento, facendo sì che almeno il 30% degli ultrasessantenni soffrano di limitazioni motorie dovute a problemi dell’apparato muscolo scheletrico. La massa muscolare e quindi la forza del soggetto diminuiscono inducendo a una condizione di sarcopenia (la forza diminuisce mediamente del 30% nelle persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni). Questa condizione fisiologica, se non trattata per tempo, può portare a delle disabilità motorie che impediscono al soggetto di vivere la propria vita lontano dal tavolino del centro anziani.
Gli eventi acuti sono da attribuire principalmente alle cadute; il 35% degli over 65 cade almeno una volta nell’arco di un anno procurandosi anche una frattura nel 10% dei casi. Come è noto la struttura ossea indebolita rende più difficile e lunga la ricalcificazione, in particolar modo se non c’è uno specialista a prendersene cura.
La fragilità dell’anziano è dovuta alla sua minore capacità corporea di reagire agli attacchi esterni e alla tendenza a cronicizzare patologie latenti che giorno dopo giorno conducono il paziente alla disabilità senza che quasi se ne accorga.
Qualisasi sia il motivo della necessità riabilitativa, è assolutamente fondamentale che l’approccio medico sia quanto più individuale possibile, considerando le piccole disfunzioni, la storia clinica e le abitudini di vita del soggetto. Solo in questo modo sarà possibile elaborare un programma riabilitativo mirato alle specifiche problematiche e che abbia quindi una speranza di successo assai maggiore.
In cosa consiste la riabilitazione?
La metodologia riabilitativa usufruisce nell’anziano degli stessi strumenti utilizzati anche per i giovani: ultrasuoni, crioterapia, tecar, massaggi, elettroterapia, applicazione del calore e onde d’urto, ma viene data importanza particolare al tipo di esercizi scelti per la terapia del movimento e la terapia occupazionale.
L’anziano ha infatti una tendenza naturale all’artrosi e questa va contrastata con esercizi che tengano conto delle eventuali deformità (per quanto minime) delle articolazioni di mani, piedi, anche e spalle. La terapia del movimento, ottima prevenzione contro la disabilità motoria fisiologica e per contrastare la fragilità insita dell’anziano, deve tenere in considerazione le difficoltà individuali del paziente e consiste nell’esecuzione di esercizi tesi a migliorare il senso di equilibrio e quello propriocettivo, mentre la terapia occupazionale, che ha come obiettivo quello di facilitare le azioni quotidiane, si concentra sullo scioglimento delle articolazioni delle dita delle mani e del polso o di quelle dei piedi, che sono le più attaccate dall’artrosi.
Le fasi acute vengono trattate invece con esercizi che prendono in considerazione la specificità del problema individuale: allungamenti, stretching ed esercizi particolari.
Ad eccezione di casi specifici, è fondamentale che la fisioterapia sia sempre accompagnata da un metodico esercizio aerobico, come la corsa leggera, il nuoto o la cyclette.
La medicina fisioterapica ha ormai accertato l’importanza dell’attività fisica nel recupero di una vasta gamma di patologie: se nella fase post-traumatica è importante il riposo per la zona infortunata, nella fase di prevenzione o conservazione fare movimento non solo allunga la vita, ma la rende certamente migliore.