I piedi sono davvero importanti per il funzionamento di tutto il corpo. Sono loro che permettono di camminare, correre, saltare e praticare sport ed è per questo che è necessario prendersene attentamente cura.
Le ossa che compongono il piede sono tante: vi sono le ossa del tarso, che formano l’articolazione della caviglia, le falangi che costituiscono la struttura portante delle dita e il metatarso, ossa lunghe che collegano tarso e falangi. Ogni piccola parte di questo “telaio scheletrico” deve essere trattato con cura, insieme a tutte le altre strutture che ne fanno parte: muscoli, legamenti e tendini.
Cos’è la metatarsalgia e chi ne soffre?
Il dolore al metatarso viene percepito da donne che vestono troppo spesso scarpe inadeguate o da sportivi che fanno della corsa il proprio impegno quotidiano, come un acuto bruciore o come delle scariche intermittenti al livello della pianta o del dorso del piede, specialmente vicino alla base dell’alluce, nell’atto di camminare e soprattutto di correre.
Le cause di tale disturbo possono essere più di una; può esservi un’origine patologica, come nel caso del neuroma di Morton, un sovraccarico di allenamento, nel caso in cui si ecceda nell’impegno quotidiano attribuito alla corsa, o un’alterazione biomeccanica dovuta ad esempio al piede cavo, all’alluce valgo o ad un eccesso osseo sulla testa del metatarso stesso, alla base dell’alluce. Una volta effettuata la diagnosi di metatarsalgia, ottenuta mediante una visita che indaghi i punti di dolore in seguito a pressopalpazione e con il supporto di radiografie adeguate, il medico specialista può definire la terapia riabilitativa più opportuna dipendentemente dall’origine che causa l’algia.
Il dolore della metatarsalgia non è improvviso, ma cresce quotidianamente fino al punto in cui diventa insopportabile e questo può avvenire anche dopo 15-20 giorni dai primi sintomi. Sarebbe opportuno non arrivare al punto di non riuscire a camminare per rivolgersi al medico curante, un bravo specialista è in grado di dare, sin dai primi fastidi, ottimi consigli che è bene seguire per evitare riabilitazioni lunghe e maggiormente invalidanti.
Come si affronta la metatarsalgia?
Le prime indicazioni di un medico riguardano solitamente il tempo di riposo a cui è necessario sottostare, solitamente 15 giorni, e le scarpe che è opportuno indossare; queste devono essere morbide e comode e devono minimizzare il dolore percepito; viene poi prescritto un plantare che sostenga la pianta del piede consentendo i movimenti necessari alla quotidianità. Inoltre in alcuni casi vengono consigliate delleinfiltrazioni di antidolorifici per permettere comunque al soggetto di appoggiare anche in minima parte il peso sul piede. Tutto deve sempre essere accompagnato da una buona fisioterapia o da specifici esercizi tesi a sciogliere e rafforzare il tendine di Achille; esercizi che possano essere eseguiti anche autonomamente nella propria casa.
La terapia conservativa può funzionare nei casi di sovrallenamento a carico dei piedi e, alcune volte, quando si tratta di piccole anomalie dell’anatomia del piede, ma quando il dolore è causato da patologie più gravi o da anomalie strutturali più importanti può diventare necessario affidarsi a un’operazione chirurgica che elimini la malattia specifica (come nel caso del neuroma di Morton) o che eroda, mediante un’incisione sul dorso del piede, l’eccesso osseo a carico della testa del metatarso.
L’intervento non è particolarmente impegnativo e solitamente è possibile tornare a casa il giorno seguente, ma è necessario indossare particolari scarpe post-operatorie per almeno 3 settimane durante le quali è impossibile guidare, ma è invece consentito un piccolo lavoro sedentario. Attività fisiche che non richiedano l’impegno eccessivo del piede, come nuoto o ciclismo, possono essere riprese dopo 3 settimane, mentre quelle più faticose per gli arti inferiori, come la corsa, devono essere interrotte per almeno 3 mesi.
È consigliabile che gli sportivi non si abbandonino alla voglia di ricominciare a praticare il proprio sport prima di quando lo consigli il medico;una riabilitazione incompleta, infatti, oltre a non permettere risultati ottimali, fa sì che il dolore si ripresenti presto, imponendo nuovi tempi di riposo e un’inattività più lunga di quanto un appassionato sportivo voglia permettersi.