La gotta è una malattia reumatica causata dall’accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni (in particolar modo dei piedi). L’acido urico è una sostanza prodotta dall’organismo durante la sintesi delle purine e deve essere eliminato attraverso i reni che filtrano il sangue. Se i reni non riescono ad eliminare tutto l’acido urico prodotto o se per qualche motivo è in corso una sovrapproduzione dell’acido, i valori ematici dell’uricemia salgono oltre i limiti della normalità (7 mg/dl per gli uomini e 6,5 mg/dl per le donne) e si entra in uno stato di iperuricemia, la quale in alcuni casi può evolvere in gotta.
La crisi di gotta provoca un acutissimo dolore all’articolazione colpita accompagnato da febbre e gonfiore; se ben trattata con i giusti antinfiammatori dura pochi giorni e in breve tempo è possibile tornare alla vita quotidiana, ma non è sufficiente assumere un farmaco al momento del bisogno affinché la gotta scompaia. Il periodo che segue l’attacco di gotta viene detto di gotta intermedia: la malattia infatti procede nel suo sviluppo e i cristalli continuano ad accumularsi nelle articolazioni provocando attacchi sempre più ravvicinati nel tempo.
È quindi necessario curare la malattia per un lungo periodo di tempo con i farmaci prescritti dal medico specialista; in questo modo sarà possibile limitare l’insorgenza e l’importanza delle crisi prevenendo anche le deformità che affliggono il malato di gotta.
Le articolazioni colpite infatti diventano globose e tumefatte, si storcono e possono comparire delle macchie in rilievo, come piccole cisti chiare, i cosiddetti tofi(presenti in alcuni casi anche nel padiglione auricolare) dovuti anch’essi ai cristalli di acido urico.
È possibile rallentare il decorso della malattia?
Il consiglio che tutti gli esperti danno ai malati di gotta (il 7% degli uomini di età compresa tra i 40 e i 50 anni e il 3% delle donne dopo gli 85 anni) è quello di cambiare la propria dieta. L’alimentazione è infatti fondamentale nello sviluppo e nel decorso della malattia. Chiamata da Galeno e Ippocrate “la malattia dei ricchi”, colpiva principalmente coloro che potevano permettersi lauti pasti a base di carne, dolci e alcool; oggi sono invece lo squilibrio alimentare, il diabete e l’ipertensione i fattori di rischio più comuni, ma sussiste spesso anche una certa predisposizione genetica. In ogni caso eliminare alcuni alimenti dalla dieta può sicuramente giovare al soggetto malato: frattaglie, alcool e alcuni pesci sono fortemente controindicati, mentre latte e latticini, alcune carni bianche, alcuni pesci e quasi tutta la verdura non creano problemi di alcun genere.
Esiste una ginnastica opportuna per alleviare i sintomi della gotta?
Non esiste una fisioterapia specifica per la gotta, ma come per tutte le malattie reumatiche alcuni esercizi possono sicuramente fornire un valido aiuto per recuperare le funzionalità principali delle articolazioni colpite dalla malattia.
Se durante la crisi è bene rimanere a riposo coadiuvando l’antinfiammatorio con delle applicazioni di calore ben dosato che distendono il muscolo e migliorano la circolazione, terminato l’attacco è opportuno impegnarsi in qualche semplice (ma importante!) esercizio di ginnastica, sempre sotto il controllo medico.
Un buono stretching rende sicuramente il corpo più elastico e flessibile, migliora la circolazione e i battiti cardiaci. Nella fase iniziale e più dolce degli esercizi, può essere ottimale affidarsi allo yoga o al thi chi. Successivamente un buon programma conservativo deve tendere a contrastare gli effetti della gotta senza affaticare troppo gli arti sofferenti, nella maggiorparte dei casi i piedi. Si consigliano quindi piegamenti sulle gambe, cyclette o nuoto con esercizi progressivamente più difficiliman mano che il corpo del malato acquisisce sempre maggiore scioltezza.
Infine è importante l’utilizzo di piccoli manubri atti a rinforzare e tonificare i muscoli per rendere anche le articolazioni più sicure nei movimenti e quindi meno soggette a traumi.
La fisioterapia, in casi normali, non è un impegno troppo oneroso. Lo specialista infatti può seguire il paziente nelle prime fasi del recupero e può poi insegnare al paziente ad eseguire gli esercizi autonomamente.
Per i casi in cui anche la vita quotidiana risulta difficile, esistono le terapie occupazionali che supportano il paziente con strumenti di uso quotidiano specifici per chi ha delle deformità (tazze, posate, etc.).
La cosa importante, sia nella cura farmacologica che in quella fisioterapica è la costanza; “dimenticare” di prendere un farmaco o di impegnarsi negli esercizi perché “ormai si sta meglio” può essere deleterio; i cristalli di acido urico infatti possono accumularsi anche senza che vengano accusati sintomi particolari e non contrastarli può condurre a gravi ricadute.