Il dito “en griffe”, o anche “in griffe” o “dito a martello” è una patologia che colpisce individui di tutte le età; ma di cosa si tratta esattamente?
Questa patologia del piede interessa soprattutto i piedi cavi, ossia i piedi che soffrono per una malformazione alla pianta del piede a causa della quale la volta del piede è caratterizzata da una prominenza dorsale e da una forma molto alta. Non si deve però pensare che il dito “en griffe” sia una problematica solo dei piedi: anche le mani possono esserne colpite.
La patologia risulta evidente: il dito (delle mani o dei piedi) ha una posizione ritratta, proprio quasi a formare un vero e proprio martelletto.
Il dito en griffe colpisce tutti allo stesso modo?
Iniziamo col dire che, per ragioni ancora non chiarite dalla scienza medica, il dito en griffe colpisce le donne molto più degli uomini; si calcola che il rapporto sia di 5 a 1, ovvero di ogni 6 pazienti che soffrono di questa patologia ben 5 sono donne.
In alcuni casi però il dito a martello è provocato da cause prettamente fisiche, indipendenti dal sesso del malato. Può essere infatti causato dalla rottura del tendine dell’estensore comune all’altezza della falange distale. La falange, non potendo più estendersi, è costretta a rimanere in flessione.
Questo tipo di incidente è comune in sport come la pallavolo, la pallacanestro o la pallamano, dove è molto probabile che la pesante palla usata durante le partite colpisca violentemente le mani degli atleti.
Come risolvere il problema del dito a martello
Se vi recherete da un podologo (cioè un chirurgo del piede) per risolvere il problema, è possibile che vi suggerisca una piccola operazione chirurgica con la quale viene eliminata la callosità che, in molti casi, provoca questa problematica. Purtroppo però tale callosità torna nel medio periodo a riformarsi (per motivi ancora non ben analizzati).
Quando la griffe non è ancora completamente strutturata si può risolverla prelevando un tendine di piccole dimensioni che si trova nella parte plantare del dito. Il tendine verrà letteralmente trapiantato sulla parte infortunata, che tornerà a flettersi completamente e permetterà di indossare qualsiasi tipo di calzature.
Il problema della calzabilità è infatti tipico delle dita en griffe: se in estate le difficoltà sono quasi inesistenti perché si indossano scarpe aperte o si gira a piedi scalzi, durante le altre stagioni dell’anno la difficoltà causata dalle dita a martello è evidente: sarà molto faticoso indossare quasi qualsiasi tipo di calzature e sarà doloroso camminare per più di qualche metro. Certo, sarà sempre possibile indossare delle comode scarpe da ginnastica, ma coloro che per lavoro sono costretti ad avere ai piedi delle scarpe eleganti (e quindi spesso aderenti) il dito en griffe può provocare dei dolori e dei disagi davvero notevoli.
Una volta usciti dalla sala operatoria sarà necessario prestare la massima attenzione nel periodo delicato della convalescenza. Spetterà infatti al paziente (ed ai suoi familiari) seguire una serie di terapie volte a ripristinare nel modo migliore la funzionalità del dito operato.
La convalescenza dopo un’operazione di dita en griffe
La prima cosa che dovrete fare appena tornati a casa sarà di procurarvi una comoda borsa del ghiaccio (in vendita in qualsiasi negozio di articoli sanitari). Il ghiaccio andrà applicato almeno 5 o 6 volte al giorno per circa 20 – 25 secondi. É molto importante che la borsa non sia appoggiata sulle dita perché potrebbe provocare dei danni alla falange da poco operata. Dovrete perciò applicare il ghiaccio sul collo del piede, lasciando che il freddo raggiunga naturalmente anche le estremità delle dita tramite induzione. Sarà anche necessario misurare la temperatura corporea almeno 3 volte al giorno (alla mattina, verso mezzogiorno, alla sera). Una piccola febbre post operatoria sarà sicuramente normale, fisiologica, ma se la temperatura dovesse superare i 38 gradi sarà necessario informare il giorno stesso (od al massimo il giorno dopo) il vostro medico curante od il chirurgo che ha praticato l’operazione.
Poiché il piede tenderà a gonfiarsi per alcune settimane, sarà importante seguire una terapia antitrombotica sottocutanea, ossia una serie di iniezioni volte ad evitare la comparsa di pericolosi trombi (coaguli di sangue nelle vene). Siccome il piede tende a gonfiarsi di più nel caso si stia a lungo in pozione eretta si dovrà evitare sia di camminare troppo, sia di stare troppo tempo seduti (magari davanti al computer). Sarà preferibile invece tenere il piede in una posizione elevata per evitare ogni accumulo di sangue e favorire così il cosiddetto “scarico venoso”. Risulterà pure utile muovere il più possibile la caviglia con dei movimenti circolari. Ciò sarà comunque utile anche per esercitare l’articolazione: poiché per un mese o due il paziente non potrà camminare a lungo l’articolazione della caviglia potrebbe irrigidirsi; ben vengano quindi questi semplici esercizi effettuati da fermi, magari mentre si legge o si guarda la televisione.
Per camminare potrete utilizzare una particolare scarpa detta calzatura post-operatoria, la quale permette di distribuire in modo appropriato il carico del vostro peso anche sul piede da poco operato. Seguendo queste semplici istruzioni potrete recuperare rapidamente una condizione fisica ottimale e tornare a divertirvi con serenità sul vostro campo da gioco preferito!