Con deambulazione si intende l’atto di camminare. Solitamente si tende a dare per scontata la possibilità di camminare e di spostarsi a proprio piacimento con una certa facilità per giungere lì dove è necessario andare, ma in alcuni casi il fatto stesso di mettere un piede davanti all’altro può essere una fatica inimmaginabile.
Quando si cammina infatti si mettono in moto tantissimi muscoli e legamenti che collegano glutei, anche, gambe e addome e un problema a una qualsiasi di queste strutture potrebbe creare difficoltà motorie più o meno gravi e più o meno risolvibili.
Cos’è l’andatura anserina?
Esistono difetti di deambulazione a cui per la loro frequenza conseguente allo sviluppo di alcune malattie sono stati attribuiti nomi particolari.
Ad esempio l’andatura steppante deriva dall’atrofia dei muscoli del polpaccio e della gamba e consiste in una sorta di trascinamento del piede; l’andatura spastica è caratteristica di un ipertono dei muscoli delle gambe e consiste in un trascinamento di entrambi i piedi e una deambulazione dondolante; l’andatura propulsiva, caratteristica della malattia di Parkinson, è quella che fa pensare a un’imminente caduta in avanti del soggetto; l’andatura falciante è conseguenza delle emiparesi a causa di ictus o altre lesioni cerebro-spinali e l’andatura anserina è invece caratterizzante di un modo di camminare simile a quello delle anatre.
Nell’andatura anserina le gambe hanno una base d’appoggio piuttosto ampia rispetto alla norma e aumenta visibilmente la lordosi, dovuta a uno spostamento del tronco all’indietro con conseguente protrusione addominale. L’andatura anserina è anche detta basculante in quanto la difficoltà a spostarsi induce un certo dondolio del corpo ad ogni passo reso ancora più difficile da eventuali inarcamenti delle gambe.
A cosa è dovuta l’andatura anserina?
Solitamente i disturbi relativi alla deambulazione sono originati da delle miopatie. Le miopatie comprendono tutti i disturbi che vedono come protagonista il tessuto muscolare striato. Le miopatie possono essere congenite o acquisite e comprendono ad esempio le distrofie o altre patologie associate a malattie particolari insorte nel corso della vita.
Nel caso dell’andatura anserina le cause possono essere diverse.
La distrofia di Duchenne è una miopatia congenita che si manifesta attorno ai 4-5 anni con una difficoltà di deambulazione e un’evidente andatura anserina del bambino che nell’arco di qualche anno vede un peggioramento della propria capacità di spostarsi fino a dover utilizzare la sedia a rotelle.
Se l’andatura anserina compare entro i 2 anni di età, si potrebbe essere in presenza di Malattia di Kugelberg-Welander o atrofia dei muscoli spinali. Solitamente la difficoltà a camminare peggiora abbastanza lentamente fino a culminare attorno ai 20 anni con il definitivo bisogno della sedia a rotelle.
È infine possibile che un bambino soffra di displasia congenita dell’anca: una lussazione bilaterale dell’articolazione che provoca un’importante difficoltà deambulatoria.
Come si diagnostica e come si affronta l’andatura anserina?
L’andatura anserina è un sintomo, perciò non può essere diagnosticata di per sé, ma deve essere ben individuata dal medico per poter raggiungere l’esatta diagnosi della malattia che la provoca.
Il medico inizia solitamente con una visita anamnestica e prosegue con delle analisi e dei test come la positività del segno di Gower, la capacità di reagire agli stimoli o la forza muscolare.
Una volta stabilita la presenza di una miopatia specifica il medico curante attua la migliore terapia farmacologica tesa a migliorare la qualità di vita del paziente e a rallentare il progredire di malattie (quando incurabili).
Spesso viene poi consigliato, parallelamente all’uso di farmaci, anche un programma di fisioterapia che si occupi di aiutare il paziente nella percezione del proprio corpo, e nel suo benessere psicologico. Il fisioterapista dovrebbe tener conto dell’individualità del paziente, consigliando scarpe adeguate al tipo di problema ed esercizi specifici da eseguire in presenza del medico o dei familiari i quali dovrebbero, nei limiti del possibile, lasciare che il soggetto cammini autonomamente o con l’aiuto di supporti, senza imporre la propria velocità di marcia, ma invece accompagnandolo in passeggiate adatte ad una deambulazione particolare.