L’osteocondrosi è una patologia degenerativa delle ossa e della cartilagine che si forma al momento di maggiore crescita del corpo, in età quasi sempre infantile e adolescenziale.
A queste età, le ossa crescono per strutturare il corpo in fase di sviluppo e dai nuclei delle epifisi (le estremità delle ossa lunghe) si formano cellule ossee che vanno ad accrescere l’intero scheletro. Non è ancora chiaro per quale ragione, ma può capitare che l’osso neoformato si necrotizzi insieme alla cartilagine che lo avvolge creando qualche fastidio solitamente trattabile in modo piuttosto semplice.
Perché si presentano casi di osteocondrosi?
Non sono ancora ben chiare le cause che predispongono un soggetto all’osteocondrosi, ma gli studiosi hanno valutato la possibilità che possa trattarsi di un problema circolatorio o endocrino. Con la crescita infatti i vasi sanguigni terminali che irrorano la testa delle ossa possono essere schiacciati durante i movimenti quotidiani, non riuscendo più così a nutrire adeguatamente le nuove cellule che si calcificano e muoiono. La quotidianità di un ragazzo in crescita può poi apportare frequenti microtraumi che possono scatenare uno squilibrio a livello endocrino che causa il processo degenerativo.
Nella maggiorparte dei casi, comunque, la necrosi regredisce spontaneamente con l’avanzare dell’età e lo scheletro torna ad assumere una struttura normale priva di deformazioni, le quali permangono solo raramente in età adulta e molto spesso non danno alcun problema funzionale. Sono pochi e particolarmente gravi i casi in cui si rende necessaria un’operazione chirurgica.
Quanti e quali tipi di osteocondrosi esistono?
L’osteocondrosi può teoricamente colpire qualsiasi osso, ma alcune strutture sono particolarmente soggette a soffrirne.
Nei primi del 1900 è stata descritta accuratamente una forma di osteocondrosi detta morbo di Legg-Calvè-Perthes-Waldenström. Colpiscela testa del femore di bambini, senza distinzione di sesso, tra i 3 e i 12 anni di età e solo nel 10-15% dei casi ha un andamento bilaterale. Il soggetto interessato accusa solitamente sporadici dolori all’anca con una moderata limitazione funzionale e possibile tumefazione dell’inguine che può risentire della pressione dell’osso degenerato. Inizialmente solo la risonanza magnetica può rilevare la presenza di tessuto necrotico, ma in seguito anche una semplice radiografia può evidenziare eventuali malformazioni ossee. È bene occuparsi precocemente del problema, in quanto in alcuni casi può capitare che la deformazione della testa del femore causi una differenza di estensione tra la gamba colpita e quella sana, con conseguente zoppia e limitazioni al movimento. Nella maggiorparte dei casi un semplice tutore può scongiurare l’eventuale fastidiosa conseguenza e solo nei casi più gravi è opportuno ricorrere all’intervento di osteotomia.
Il morbo di Köhler I, che sembra abbia colpito anche il faraone Tutankamon, coinvolge il piede e specificamente lo scafoide tarsale ed è stato descritto la prima volta nel 1908. Colpisce prevalentemente i maschi di età compresa tra i 3 e gli 8 anni e causa dolore, lieve zoppia ed eventuale tumefazione della parte interna del piede. Solitamente basta un plantare e più raramente uno stivaletto gessato per guarire nell’arco di 18-24 mesi.
Più frequente nelle ragazze è invece il morbo di Köhler II, detto anche morbo di Freiberg, che interessa il II metatarso e pur sviluppandosi in età infantile e adolescenziale, manifesta i suoi sintomi attorno ai 18-30 anni. Anche in questo caso la soluzione risiede quasi sempre in un plantare che scarichi il peso nei punti giusti del piede alleggerendo quelli più sofferenti e che risolve il problema nell’arco di 12-24 mesi.
Coloro che usano spesso il martello pneumatico sono invece soggetti a un altro tipo di osteocondrosi, detta morbo di Kienböck, checoinvolge il polso e nelle forme più importanti provoca dolore anche a tutto il braccio che risulta rigido e indolenzito. L’osso colpito è ilsemilunare che si trova nel polso e nel caso di ostecondrosi risulta particolarmente fragile, debole ed appiattito. Questa forma di necrosinon regredisce spontaneamente come le altre, ma ha bisogno di un’ingessatura e un riposo totale e, quando necessario, di un intervento chirurgico che sostituisca l’osso rovinato con una protesi.
Infine è la colonna vertebrale che può essere il bersaglio della malattia almeno in due forme.
La prima forma è il morbo di Calvè; è rara e colpisce entro i 15 anni bambini di costituzione gracile. In questo caso la malattia è asintomatica e per guarirla è necessario indossare un corsetto ortopedico per 12-24 mesi.
La seconda forma è quella di Scheuermann, che colpisce ragazzi tra i 10 e i 14 anni e può causare una più o meno leggera cifosi da trattare con la giusta ginnastica che, rafforzando la muscolatura addominale e paravertebrale, riposiziona il rachide eliminando il problema in tempi relativamente brevi.
Fortunatamente la necrosi regredisce quasi sempre spontaneamente e solo di rado è necessario agire in maniera invasiva; è però opportuno che appena si manifestano i primi sintomi il medico prescriva gli esami necessari per far sì che un qualsiasi problema non passi inosservato evolvendosi fino al punto in cui si rende necessaria l’operazione chirurgica e prescriva dei cicli di fisioterapia per evitare conseguenze secondarie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.