Fra le varie apparecchiature riabilitative contemporanee (Tens, Diatermia, Tecarterapia, Campi Magnetici), le onde d’urto radiali rappresentano un prodotto davvero all’avanguardia nel trattamento di tutte le patologie dello scheletro, dei muscoli e dei tendini.
Il termine più appropriato per descrivere le onde d’urto radiali è “terapia ad impulsi extracorporei”.
I vantaggi di questa terapia sono numerosi, ma i più importanti ed innovativi sono il tipo di energia impiegata, gli ottimi risultati terapeutici e, dulcis in fundo, la facilità di applicazione che permette di curare il paziente senza bisogno di sedazione locale o totale.
Le onde d’urto: dettagli tecnici
Un’onda d’urto è un onda acustica ad alta energia. Anche se non ci facciamo caso più di tanto, il nostro mondo presenta spesso delle onde d’urto in attività: pensate per esempio ad un fortissimo tuono o ad un jet che superi la barriera del suono: in entrambi i casi il rumore generato può trasmettere un’energia così forte da far vibrare i vetri delle finestre di casa. L’energia è indubbiamente passata dal tuono fino ai vetri, ma al di là di questi esempi impressionanti la forza dell’onda d’urto può essere usata anche a fini terapeutici e la macchina per le onde d’urto radiali è stata creata esattamente per questo scopo.
Da un punto di vista prettamente tecnico, le “onde d’urto” sono degli impulsi pressori di durata brevissima, quasi inconcepibile per gli standard umani: circa 3 milionesimi di secondo. Queste onde riescono a creare una forza meccanica con lo scopo di trasferire dell’energia sui tessuti del corpo umano (sia che si tratti del tessuto scheletrico, tendineo o muscolare). Tramite questa energia i processi di riparazione dei tessuti saranno stimolati in modo massiccio ed efficacissimo.
È stato possibile studiare in modo accurato l’azione delle onde d’urto nei tessuti perché la loro diffusione è la medesima delle classiche onde acustiche di trasmissione, riflessione ed assorbimento. Poiché ne segue le medesime leggi, gli scienziati ed i tecnici hanno potuto prevedere come le onde avrebbero reagito attraversando materiali con impedenza e densità differenti quali i muscoli, le ossa, la cute, il grasso corporeo. Ogni materiale ha una caratteristica acustica diversa, diverso è quindi sia il modo in cui una parte del corpo reagisce alle onde sia la quantità e qualità di onde necessarie per curare una patologia già presente (sia a livello di ossa, tendini o muscoli).
Storicamente le onde d’urto furono usate per la prima volta a scopo medico all’inizio degli anni ’80. Il nome dell’apparecchiatura creata agli albori della ricerca era “litotritore”. Come si può facilmente intuire dal nome, l’apparecchio veniva adoperato nel campo urologico ed utilizzava l’azione meccanica delle onde d’urto con l’obiettivo di “tritare” (cioè distruggere) i calcoli renali. Questo metodo, assolutamente non invasivo, aveva il vantaggio di evitare un’operazione chirurgica decisamente più complessa e traumatica per il corpo (e per la mente) del paziente.
Tuttavia il litotritore era un apparecchio che si limitava ad utilizzare la forza distruttiva delle onde in quanto all’epoca non si era ancora scoperto la loro “potenzialità positiva”. Alcuni anni dopo tuttavia, delle ricerche più approfondite analizzarono il valore curativo del processo di “meccanotrasduzione”, ossia della stimolazione dei processi biologici a livello cellulare; stimolazione che portava addirittura alla creazione di nuove reti capillari, oltre ad una sorprendente rigenerazione dei tessuti ossei e dei tessuti molli.
Cosa possono curare le onde d’urto?
I campi di applicazione terapeutici delle onde d’urto sono numerosissimi; fra essi ricordiamo:
– La fascite plantare (un’infiammazione della fascia plantare, ossia del cordone fibroso che parte dalla zona mediale del calcagno per raggiungere la radice delle dita dei piedi)
– La sindrome dello stress tibiale
– La sindrome del dolore trocanterico (un dolore intenso che colpisce il trocantere: una sporgenza ossea del femore)
– La tendinite rotulea e achillea
– La tendinopatia della spalla sia con calcificazione sia senza di essa
– Il gomito del tennista e del golfista (detta tecnicamente “epicondilite radiale e ulnare”)
Per quanto concerne i tessuti ossei, le onde d’urto risultano efficaci nei casi di
– Necrosi asettica della testa dell’omero e del femore (la necrosi è la morte ossea provocata da una scarsità di afflusso di sangue in una specifica zona del corpo)
– Fratture dette “da stress” (ovvero causate da continue sollecitazioni su un particolare osso)
– Algoneurodistrofia (una sindrome multisintomatica che colpisce l’estremità di un arto, di solito la mano od il piede, successivamente ad un trauma o ad un intervento chirurgico).