La caviglia è una complessa articolazione composta da molte ossa ognuna delle quali fondamentale per permettere la gran quantità di movimenti che il piede è in grado di effettuare. Perone e tibia, le ossa della gamba, insieme all’astragalo, l’osso posizionato sopra al calcagno, e ad un insieme di legamenti, tendini e cartilagine sono i responsabili di grandi e piccoli movimenti indispensabili per camminare, correre, saltare e praticare sport.
È risaputo che più un meccanismo è complesso e più rischia di subire lesioni di vario tipo.
La caviglia è così una delle articolazioni che più soffre di traumi e microtraumi dovuti a errori atletici o semplicemente a piccole fatalità quotidiane.
Cos’è l’instabilità della caviglia e a cosa è dovuta?
L’instabilità della caviglia è un problema che affligge in particolar modo gli atleti (in una percentuale di circa il 40%) che dopo aver subito molteplici distorsioni e piccoli traumi cominciano ad accusare una caratteristica debolezza all’articolazione, come se questa non fosse più in grado di sostenere il peso del proprio corpo, accompagnata spesso da dolore e gonfiore.
Nella maggiorparte dei casi il complesso legamentoso che, rompendosi, causa una sensazione come questa è quello laterale, coinvolto almeno nell’85-95% di tutti i traumi.
In particolare, nel 75-80% dei casi il tendine coinvolto è il legamento peroneo astragalico anteriore e nel restante 20-25% dei casi invece questo trauma è accompagnato a una lesione combinata del legamento peroneo calcaneare. È invece raro che venga coinvolto il legamento peroneo posteriore, più forte e resistente.
L’entità del problema può inserirsi in 3 livelli di gravità: il 1° grado prevede un semplice stiramento con eventuale lieve gonfiore e senza alcuna lesione evidente e una limitazione funzionale nulla o appena percettibile, il 2° grado consiste in una parziale lesione di uno dei legamenti accompagnata da moderato dolore, gonfiore e ben percepibile limitazione della funzionalità con instabilità articolare, il 3° grado, infine, caratterizza una totale rottura del legamento conemorragia, gonfiore, forte dolore e impossibilità di porre il carico sul piede interessato.
Diagnosi e cura
È importante che il medico che si trovi di fronte un caso di instabilità della caviglia sia in grado di accertare se il problema è effettivamente di origine meccanica, cioè dovuto alla lesione dei legamenti, oppure di origine funzionale, attribuibile cioè ad altre patologie della gamba, e questa valutazione può essere effettuata mediante visita medico-anamnestica del paziente e tramite esami strumentali quali ecografia, raggi x della caviglia sotto carico, risonanza magnetica o TACin base alle esigenze del medico specialista.
Il primo approccio terapeutico è sempre di tipo conservativo, specialmente nei casi di 1° e 2° grado per i quali è richiesto riposo assoluto e crioterapia in caso di dolore, eventualmente affiancati da farmaci analgesici e antinfiammatori. È bene all’inizio evitare di poggiare tutto il carico sulla caviglia traumatizzata, per questo viene consigliato l’uso di una o due stampelle e in alcuni casi una cavigliera rigida può aiutare il paziente a tenere l’articolazione immobile.
Nei casi più gravi in cui il tendine è gravemente lesionato o i traumi inficiano la funzionalità della caviglia ormai da molto tempo, viene consigliata un’operazione chirurgica, che solitamente avviene in modalità artroscopica, cioè con una piccolissima incisione attraverso cui l’articolazione viene riempita di acqua, in seguito ri-aspirata, la quale permette una migliore visibilità e contemporaneamente ripulisce l’ambiente da eventuali residui di cartilagine lesa. Al termine dell’operazione non è necessario alcun gesso e nell’80% dei casi l’esito della prognosi è assolutamente positivo.
Se un legamento leso si è ormai cicatrizzato nel modo sbagliato, è necessario procedere con un’operazione di ricostruzione dei legamenti con tecnica di Bröstrom modificata da Gould. L’operazione è a cielo aperto e consiste nell’eliminazione del tessuto cicatriziale e nella ristabilizzazione della posizione e della forma del legamento originario a cui viene restituita la corretta elasticità funzionale. In questo caso è necessario apporre un gesso per alcune settimane in seguito alle quali una riabilitazione ben strutturata permette il totale recupero funzionale dell’articolazione. Se questa tecnica chirurgica fallisce è possibile ricostruire il legamento prelevando da un tendine sano una parte di tessuto da poter utilizzare per il recupero della lesione.
La percentuale di successo è comunque molto alta per qualsiasi tecnica ci si accinga ad effettuare e solitamente dopo un paio di giorni è possibile tornare al proprio lavoro d’ufficio, mentre per la guida e per gli sport che non richiedono uno stress particolare per la caviglia è bene aspettare almeno un mese; solo per gli sport di contatto, che richiedono più stress articolare è opportuno attendere 3 mesi in seguito ai quali l’attività fisica può tranquillamente riprendere il suo corso.