Camminare, correre, saltare: sono tutte azioni che si danno per scontate e vengono assicurate dal buon funzionamento di tutto l’apparato osseo e muscolare del corpo. In particolare gli arti inferiori hanno un ruolo decisivo in molte delle azioni quotidiane e le ginocchia sono, insieme alle caviglie e all’anca, le articolazioni che permettono di svolgere tutti movimenti di cui si ha bisogno.
Il ginocchio è costituito dall’incastro di 3 ossa: femore, nella sua parte distale, tibia e rotula, tenute insieme da una complessa struttura di legamenti e tendini che, mantenendo uno stato di tensione adeguato, impediscono al ginocchio movimenti pericolosi permettendo invece la normale mobilità articolare.
Cosa comporta un trauma ai legamenti collaterali del ginocchio?
I legamenti che tengono insieme le 3 ossa sono costituiti da tessuto connettivo; si parla solitamente del legamento crociato, che tiene saldi femore e tibia o del tendine rotuleo che insieme al tendine del quadricipite ancorano la patella nella giusta sede; esistono poi altri 2 legamenti, il Collaterale Laterale e il Collaterale Mediale (rispettivamente indicati con LCL e LCM) che impediscono errati movimenti angolari del ginocchio verso l’interno o verso l’esterno. Il legamento collaterale laterale si trova nella parte esterna della ginocchia e, tra i due, è il più soggetto a traumi per la sua posizione esposta, mentre il Legamento collaterale Mediale è posto all’interno e rimane così leggermente più protetto, anche se non mancano i pazienti che ne presentano una rottura anche completa.
Nella maggiorparte dei casi è l’incidente sportivo il responsabile delle lesioni: traumi da contatto nelle partite di calcio o rugby, torsioni errate nel pattinaggio o la danza, cadute scomposte su un solo piede in tutti gli sport da salto; ma anche incidenti stradali e, molto più raramente, domestici rientrano nella casistica.
Come viene diagnosticato il trauma ai legamenti collaterali del ginocchio?
Solitamente all’ortopedico basta una visita clinica in ambulatorio per riconoscere, dalla dolenzia e la funzionalità motoria, una lesione al LCL o al LCM. In alcuni casi, quando la situazione si presenta più importante è possibile che vengano consigliati esami strumentali come la Tomografia Computerizzata o la Risonanza Magnetica, che permettono una valutazione più approfondita dello stato tissutale.
In base alla gravità del caso, le lesioni vengono suddivise in traumi di 1°, 2° o 3° grado.
I traumi di 1° grado prevedono un moderato dolore e una mobilità invariata, questo significa che le fibre del legamento sono lese, ma la maggiorparte della struttura è ancora sana e funzionante; i traumi di 2° grado provocano un dolore molto maggiore a causa di un numero elevato di fibre lese e in questo caso anche la motilità ne può risentire più o meno gravemente; nei traumi di 3° grado il legamento è completamente reciso, il dolore è solitamente molto intenso e la mobilità compromessa.
Come vengono trattate le lesioni ai legamenti collaterali?
L’ortopedico, dopo aver valutato l’entità del danno al ginocchio, procede con la migliore terapia per il caso specifico. Quasi sempre basta la terapia conservativa: riposo e fisioterapia senza alcun bisogno di operazione chirurgica e soltanto nei casi più gravi dei traumi di 3° grado è possibile tentare chirurgicamente l’intervento di ancoraggio e riposizionamento del legamento leso.
La terapia conservativa prevede, nei casi più lievi, semplice riposo e l’ausilio per il movimento di un tutore specifico; quasi sempre è possibile sin da subito poggiare del carico sull’arto leso, l’importante è che lo sforzo non sia eccessivo. L’immobilizzazione può durare al massimo 7 giorni ed è previsto soltanto nei casi più dolorosi, il tutore è invece sempre consigliato anche per la fisioterapia attiva o passiva.
Se l’atleta ha la costanza di seguire i consigli del medico e si impegna quotidianamente nel programma riabilitativo elaborato dal fisioterapista, in un tempo abbastanza breve può tornare agli allenamenti. Per una lesione al LCL il recupero richiede dalle 3 settimane ai 6 mesi, mentre per una trauma al LCM i tempi vanno dalle 2 alle 8 settimane e lo sportivo deve avere la pazienza di aspettare il momento giusto per tornare in campo senza affrettare i tempi rischiando altrimenti di interferire con la giusta cicatrizzazione dei tessuti e di rallentare il normale recupero delle attività.