Il moto della spalla è dato dal complesso di muscoli e tendini che fissano l’omero alla scapola e proteggono l’articolazione. Questo complesso è definito cuffia dei rotatori proprio perchè i tendini convogliano “a cuffia” sull’omero. Come ogni tessuto muscolo-tendineo la cuffia dei rotatori può subire lesioni: i tendini possono infiammarsi o rompersi – magari in seguito a traumi – o subire una degenerazione dovuta all’età.
Sintomi e diagnosi della lesione alla cuffia dei rotatori
I primi sintomi che compaiono in seguito a questa lesione sono: dolore alla spalla, soprattutto durante la notte, diminuzione della forza muscolare e conseguente difficoltà a svolgere movimenti quotidiani.
In caso di sospetta lesione alla cuffia dei rotatori è importante un esame radiografico per accertare l’entità del danno e dov’è sita la parte lesa. Per esami approfonditi spesso occorre una risonanza magnetica. Gli esperti valuteranno in questa fase se si tratta di lesione parziale o totale nonché la portata dell’intervento.
Come intervenire in caso di lesione
In caso di lesione parziale, spesso viene vagliata l’ipotesi di un trattamento conservativo che consiste nella cura del riposo con frequenti impacchi di ghiaccio, accompagnata da analgesici e cortisonici che contribuiscono a ridurre il dolore e l’infiammazione. Al contempo una buona cura fisioterapica permette di rafforzare progressivamente la muscolatura della spalla e ripristinarne progressivamente i movimenti. Nel caso questa conservazione non dia gli effetti sperati, si ricorrerà alla chirurgia.
L’artroscopia è il metodo più utilizzato in caso di lesione alla cuffia dei rotatori: è meno invasiva, poiché viene praticata tramite micro-incisione, e permette di agire con precisione sulla parte lesa; inoltre presenta tempi di recupero brevi: assai efficace soprattutto nei casi di natura traumatica e addirittura consigliata, se il paziente sia giovane.
Riabilitazione post-intervento
La riabilitazione fisioterapica per questo tipo di lesione può durare fino a 5-6 mesi. Le prime due settimane sono di riposo con ausilio di tutore. Quindi si inizia con attività di micromobilizzazione assistita, magari con l’ausilio del calore che aiuta la flessibilità e distende la muscolatura. Nelle fasi successive il carico degli esercizi aumenta gradualmente, con la somministrazione da parte del fisioterapista di movimenti mirati a recuperare la totalità del moto dell’articolazione oltre che a aumentare la tonicità e l’elasticità muscolare e tendinea. Seguendo passo passo i consigli di un esperto fisioterapista, già dal quarto mese i pazienti potranno iniziare a svolgere movimenti quotidiani di una certa intensità, pur muovendosi morbidamente ed evitando di sovraccaricare troppo l’articolazione.