Pur non essendo molto conosciuta, la sindrome delle faccette articolari ha una notevole responsabilità per molti dei mal di schiena che affliggono la popolazione italiana.
La sindrome è causata da un continuo deterioramento delle faccette articolari, ma cosa si nasconde dietro questo nome così curioso?
Cos’è una faccetta articolare?
Le faccette articolari, nel numero di 4, sono presenti in ogni singola vertebra ed hanno il compito di agire come anfiartrosi, permettendo al rachide ogni movimento possibile come la rotazione, l’estensione e la flessione. Le faccette, come ogni articolazione, hanno un rivestimento di cartilagine: un tessuto connettivo auto-lubrificante. La sindrome della faccetta articolare provoca una pericolosa perdita della cartilagine e spesso la formazione di osteofiti, ovvero una sorta di “speroni ossei” di piccoli dimensioni che compaiono nelle vicinanze dei margini articolari delle ossa colpite da processi di erosione. Nel caso delle faccette articolari, la problematica causerà un forte dolore tissutale, provocato dall’irritazione delle articolazioni zigoapofisarie, oltre a danni articolari provocate da artrite reumatoide e osteoartrosi con possibilità anche di iperlordosi lombare.
I forti dolori avvertiti dai pazienti sono quasi sempre provocati dallo schiacciamento dei villi sinoviali fra le faccette, ossia quelle piccole estroflessioni della membrana sinoviale preposte alla produzione e al riassorbimento della sinovia (il liquido extracellulare formato soprattutto da acqua e contenuto in piccola quantità nelle cavità articolari, la cui funzione è lubrificante e trofica per le cartilagini articolari).
Il dolore però ha anche una sua utilità, in quanto in base alla zona in cui si avverte può fornire indicazioni chiare riguardo la zona della colonna vertebrale effettivamente danneggiata.
Quando la sindrome interessa la parte superiore della colonna (ossia quelle cervicale), la patia viene avvertita nella zona della nuche e delle spalle (a volte associata a fastidiosi mal di testa).
Quando invece la sindrome riguarda la parte inferiore (ossia lombare) della colonna vertebrale, il dolore verrà percepito al livello della parte bassa della schiena, del sedere ed in alcuni casi nel retro delle cosce
La diagnosi
La sindrome delle faccette articolari lombari è una di quelle patologie che non emergono tramite esami strumentali e che può essere quindi identificata solo per tentativi, ovvero tramite il blocco anestetico selettivo della singola fascetta e attraverso un controllo fluoroscopico (ossia tramite l’uso di raggi X) . Il blocco anestetico potrà essere intra articolare o focalizzato sulla branca posteriore del nervo spinale collegato alla singola faccetta articolare malata.
Le migliori cure per la sindrome delle faccette articolari
La sindrome è sicuramente una malattia complessa ma fortunatamente esistono vari modi per poterla curare efficacemente. Innanzitutto è consigliato un sano riposo, evitando quindi sport intensi e soprattutto quelli che potrebbero mettere a rischio la colonna vertebrale (ad esempio i pesi o gli sport ad alto impatto fisico). Risulta molto utile anche l’utilizzo del ghiaccio (e dell’elemento ad esso opposto, ossia il calore) così come i farmaci di tipo anti infiammatorio. Ma è la fisioterapia a poter offrire un validissimo supporto, soprattutto perché esso è coadiuvato da un controllo continuo da parte di un esperto a vostra disposizione, che saprà consigliarvi gli esercizi più utili e potrà modificarli sulla base della risposta fisiologica e delle vostre eventuali esigenze di carattere professionale o sportivo.
Un metodo per diminuire l’infiammazione in loco è il cosiddetto blocco delle faccette articolari , che può essere utilizzato in due modi: diagnostico o terapeutico, in quanto l’iniezioni nelle articolazioni non serve solo a confermare la presenza della sindrome ma anche a bloccare il dolore.
Detto anche “metodo di infiltrazione articolare” esso si esegue nel seguente modo: tramite la fluoroscopia (di cui abbiamo parlato poc’anzi) si potrà introdurre la punta di un ago esattamente nella faccetta articolare infiammata, per poi riversare in sede una soluzione mista di anestetico locale e cortisonico. Si potrà ripetere il processo più volte, su tutte le faccette che provocano sensazioni di dolore.
Si rimuoverà poi l’ago e si applicherà una medicazione momentanea. Purtroppo l’effetto benefico non sarà immediato, in quanto servirà circa una settimana per far sì che l’effetto dell’anestetico cortisonico si manifesti completamente. I benefici però potranno durare addirittura alcuni mesi, perciò due o tre infiltrazioni l’anno (il limite massimo consigliato dagli specialisti) potrebbe assicurare la sparizione completa del dolore.
Di solito l’intervento di infiltrazione articolare non presenta controindicazioni, ma in alcuni rari casi possono presentarsi:
– un sanguinamento locale di piccola entità
– un dolore che può essere solo di superficie od arrivare anche in profondità, non solo limitato al momento dell’infiltrazione ma anche distribuito su più giorni
– danni ai nervi (ad ogni modo molto rari)