Il pube è anatomicamente la parte inferiore dell’osso iliaco che forma le anche. È un osso simmetrico e le due parti, destra e sinistra, sono unite da un’articolazione chiamata sinfisi pubica.
In questa parte del corpo sono molti i nervi e i muscoli che si concentrano e svolgono la loro azione a volte contrastante: dall’alto si inseriscono i muscoli addominali, mentre dal basso si collegano all’osso i muscoli adduttori (quelli dell’interno coscia).
Può capitare, in particolar modo agli sportivi, di accusare un dolore più o meno forte in tutta o in parte dell’area inguinale e pubica; si parla allora di pubalgia.
A cosa è dovuta la pubalgia?
Più che una patologia vera e propria, la pubalgia è un sintomo che si manifesta a causa di altre disfunzioni, le quali possono essere tante e di diverso tipo; sono state identificate addirittura 72 possibili cause che possono generare la pubalgia.
Sembra che tra le cause principali ci siano disfunzioni posturali e della colonna vertebrale, quali scoliosi, iperlordosi o anche il varismo delle ginocchia e la dismetria delle gambe e tutto ciò che può modificare il corretto assetto delle anche e del bacino causando continui movimenti sbagliati e probabili microtraumi che a lungo andare possono degenerare in un’infiammazione cronica.
È difficile a prima vista determinare il motivo scatenante di una sindrome come questa; il medico deve esaminare il caso clinico specifico e con l’ausilio di alcuni strumenti, come risonanze magnetiche o ecografie può individuarne l’origine.
Alcune abitudini errate possono predisporre il soggetto all’insorgenza del dolore; ad esempio correre spesso su terreni disagiati copre, secondo uno studio, il 15% dei casi di pubalgia, mentre il 30% dei pazienti osservati non ha rispettato le distanze massime consigliate nella corsa secondo il proprio peso corporeo. La maggiorparte dei casi però (il 45%, secondo lo stesso studio) è dovuto alla pratica abbinata di corsa e calcio.
Questo sport infatti a causa dei repentini cambi di direzione, della postura e dello sforzo imposto ai muscoli adduttori predispone fortemente alla sindrome, facendo sì che buona parte dei calciatori, anche professionisti (lo sa bene Leonardo Bonucci, difensore della Juventus e della Nazionale!) ne soffrano, dando vita a quella che viene chiamata specificamente “pubalgia del calciatore”.
Come affrontare il dolore?
Il dolore causato dalla pubalgia può essere di diverse intensità, da un leggero fastidio a un dolore acuto che impedisce il movimento e in ogni caso è opportuno sottoporsi a una visita che accerti se il problema è di tipo muscolare, osseo, articolare o a carico dei nervi.
Nella maggior parte dei casi il trattamento può essere prevalentemente fisioterapico. La correzione dei difetti di postura o la buona educazione allo sport possono migliorare molto la situazione, anche quando, soprattutto all’inizio, è necessario affidarsi a degli analgesici. Molti medici consigliano nei casi più dolorosi di stare a riposo almeno 20 giorni, in seguito ai quali si può iniziare un percorso riabilitativo con degli esercizi specifici tesi al miglioramento della propriocezione e del tono muscolare, principalmente mediante lo stretching.
Nei casi più complessi in cui il dolore è causato da malformazioni ossee del bacino, è possibile ricorrere anche alla chirurgia.
Sono state individuate quattro forme di pubalgia entro cui ricade la maggiorparte dei casi: la prima prende il nome di sindrome retto-adduttoria ed è caratterizzata da un’infiammazione cronica al livello dell’inserzione muscolare sull’osso pubico; la seconda, la sindrome della guaina del retto femorale, comprende i casi di stiramento del nervo perforante; la terza (la sindrome sinfisiaria) è quella più frequente e consiste nell’insorgenza di microtraumi ripetuti che causano un cedimento della sinfisi pubicagenerando un disallineamento del bacino; infine la sindrome da origine capsulare coxo femorale è causata da un malfunzionamento dell’articolazione del femore.
Se in alcuni casi è la struttura del corpo che causa un dolore a cui possiamo far fronte solo con il ricorso ai farmaci e al consulto medico (si parla allora di fattori intrinseci), in altri è possibile evitare situazioni di rischio (i fattori estrinseci), tra cui allenamenti scorretti, su terreni sconnessi o con materiali inadatti, che possono generare delle infiammazioni e influenzare la propria vita quotidiana e lavorativa.
È quindi consigliabile quando si vuole iniziare un’attività, chiedere agli esperti del settore scelto cosa fare e in che modo; solo con una buona educazione e con la conoscenza infatti è possibile evitare traumi che a lungo andare possono creare patologie croniche veramente difficili da eliminare.