Il Conflitto Femoro-Acetabolare, conosciuto anche come Impingement all’anca, è una malformazione dovuta a un cattivo scorrimento tra il capo dell’osso femorale e l’incavo dell’acetabolo. Ciò provoca un anomalo attrito tra queste due ossa – che causa dolore all’inguine e all’anca anche in condizione di normale movimento.
Questa malattia si manifesta generalmente in soggetti giovani e adulti attivi – spesso sportivi, e si divide principalmente in due tipologie: può essere di tipo “cam”, causata da un’anomalia al femore che viene ad assumere una forma irregolare e sfrega per cui in maniera anormale contro l’acetabolo, oppure di tipo “pincer”, quando la cavità acetabolare si dispone “a tenaglia” (pincer in inglese) chiudendo più del dovuto l’osso femorale. Talvolta le due tipologie si manifestano in simultanea in un paziente.
Curare efficacemente il CFA, oggi si può
E’ importante intervenire tempestivamente per far fronte al malfunzionamento, poiché le ossa interessate e il labbro acetabolare potrebbero subire lesioni, con conseguente limitazione dell’attività fisica, e, nei casi estremi, insorgenza precoce di artrosi.
Tuttavia va detto che gli studi hanno fatto notevoli passi in avanti: anche se la cura da intraprendere dipende dal caso e soprattutto dal livello di degenerazione, oggi si può intervenire su questa malformazione anche in maniera mini-invasiva, cioè con interventi chirurgici parziali. In altre parole, grazie ai progressi fatti dalla medicina nell’ultimo decennio, oggi non è più necessario ricorrere alla chirurgia “a cielo aperto” ne installare una protesi all’anca se non in casi in cui il conflitto sia già a uno stadio di degenerazione avanzata. Infatti, se diagnosticato in tempo, si può curare l’impingement all’anca con “chirurgia conservativa articolare”, ossia evitando l’intervento vero e proprio.
Interventi e trattamenti fisioterapici per l’impingement all’anca
Una delle tecniche più diffuse per far fronte a questa malformazione è l’artroscopia: un micro-intervento per asportare le parti ossee che causano la malocclusione e lo sfregamento. L’intervento dura poco tempo e i periodi di recupero dell’articolazione sono alquanto brevi (generalmente 4/8 settimane). In questi casi, i medici somministrano ciclicamente al paziente antinfiammatori per scongiurare ulteriori affezioni.
Un buon fisioterapista è molto importante nella terapia conservativa per migliorare il “respiro” dell’articolazione con esercizi mirati e nella fase di recupero post-operatorio: questi può pianificare un mirato programma kinesiterapico che consiste nella somministrazione di esercizi assistiti e massaggi manuali finalizzati a favorire un corretto riallineamento delle ossa e ripristinare le normali funzioni motorie dell’anca. In particolare si procederà, oltre che al recupero muscolare e della funzione articolatoria, a lavorare sulla zona bacino per migliorare la postura da assumere.