Che un po’ di corsa o lunghe camminate facciano bene alla salute è certamente un dato di fatto.
Chi si dedica molto allo sport però, sa anche che è necessario porre determinate attenzioni affinché le strutture del proprio organismo non cedano sotto sforzi eccessivi e sviluppi conseguentemente patologie o disturbi dolorosi e, a volte, duri a guarire.
In particolare il ginocchio è il bersaglio di una sindrome volgarmente chiamata “ginocchio del corridore”, ma di cui il nome medico è Sindrome della bandelletta ileo-tibiale (Sbit).
Cos’è la bandelletta ileo-tibiale?
L’anatomia delle articolazioni è sempre piuttosto complessa in quanto per garantire un’ottima funzionalità degli arti entrano in gioco più strutture diverse e collegate tra loro. Il ginocchio è formato da ossa, legamenti, tendini, borse e muscolatura circostante e la bandelletta ileo-tibiale è un fascio tendineo piuttosto largo, piatto e lungo circa 3 cm che unisce il muscolo tensore lato, che si distribuisce lungo la parte laterale della coscia, alla parte ossea superiore della tibia.
Insieme alle altre strutture di tessuto connettivo contribuisce alla stabilità del ginocchio, in particolare nella sua porzione antero laterale. Il continuo sforzo del ginocchio dovuto alle flessioni ripetute del corridore o del podista fa sì che il tessuto tra la bandelletta e l’osso femorale si infiammi e che, in alcuni casi, si infiammi anche la borsa sinoviale predisposta alla protezione dell’articolazione da attriti eccessivi. Quando ciò avviene, si è in presenza di Sindrome della bandelletta ileo-tibiale.
Quali sono i sintomi della sindrome della bandelletta ileo-tibiale?
Quasi sempre quando un’articolazione viene sovraccaricata di lavoro, si inizia a percepire un certo dolore nella zona interessata. Anche in questo caso il ginocchio inizia a fare male inizialmente alla fine degli allenamenti, poi sempre prima fin quando anche una semplice passeggiata può procurare un dolore regguardevole. Al contrario di tante altre patologie, il ginocchio del corridore non si manifesta con alcun gonfiore o arrossamento, per questo motivo viene spesso sottovalutato e gli sportivi tendono a recarsi dal medico soltanto quando l’infiammazione è ormai giunta a livelli abbastanza importanti.
Lo specialista a cui lo sportivo si rivolge (ortopedico, traumatologo o medico sportivo) è solitamente in grado di diagnosticare la sindrome dopo una semplice visita medica e pressopalpazione specifica, ma la possibilità di confonderla con altre patologie come tendiniti, lesioni del menisco o cisti sinoviali, rende in molti casi necessario l’ausilio di analisi strumentali come i raggi X.
Come viene affrontata la sindrome?
La prima cosa da fare quando si sospetta la sindrome della bandelletta ileo-tibiale è porre del ghiaccio sul ginocchio per un tempo massimo di 20 minuti (nell’area della bandelletta è infatti presente anche il nervo sciatico che se sottoposto a freddo eccessivo può infiammarsi e procurare un dolore molto intenso).
Il medico prescrive poi il riposo assoluto e l’astinenza da qualsiasi attività sportiva e dei farmaci antinfiammatori e antidolorifici come i FANS.
In più, per ridurre i tempi di recupero è opportuno seguire attività di recupero attraverso l’aiuto di un fisioterapista che oltre ad esercizi mirati e specifici potrà utilizzare strumentazioni adeguate per ridurre l’infiammazione.
È molto importante prevenire le infiammazioni della bandelletta ileo-tibiale con degli allenamenti ben programmati che prevedano un riscaldamento adeguato al tipo di sforzo che si sta per effettuare con esercizi di stretching appositamente pensati da ripetere anche più volte durante l’allenamento, specialmente se si è in fase di recupero dalla patologia e si vogliono evitare le frequenti ricadute caratteristiche della sindrome.
Solitamente bastano infatti circa 15 giorni di riposo prima di poter ritornare ai propri allenamenti ed è scontato dire che se si sottovaluta il problema e si tenta di buttarsi nuovamente a capofitto nell’attività sportiva senza porre alcuna attenzione alle possibili conseguenze, può capitare di doversi nuovamente fermare per curare altre infiammazioni e gestire dolori ancora più incisivi dei precedenti.