Fra le patologie legate all’invecchiamento, la coccigodinia è una delle più “inevitabili” in quanto con il passare del tempo i dischi di cartilagine preposti a mantenere in sede il coccige finiscono con soffrire di un continuo logoramento, foriero di dolori sempre più intensi.
In alcuni rari casi i dolori tipici della coccigodinia possono unirsi a quelli di un particolare tumore detto osteosarcoma oppure ad un cancro di tipo metastatico. A volte i dolori sono legati a problematiche particolari come la cisti pilonidale, lo sperone osseo o varie compressioni alle radici dei nervi.
Sintomatologia della coccigodinia
Il dolore al coccige, facilmente riconoscibile in quanto sempre situato sulla base della colonna vertebrale, può comparire a volte in modo leggero ma in alcuni casi è così intenso da impedire attività in apparenza “semplici” come la guida dell’automobile o della motocicletta o addirittura sedersi su una poltrona od una sedia.
Ma la sintomatologia può comprendere anche
- Aumento notevole dei dolori mestruali
- Patie ai glutei, le gambe e i fianchi
- Forti dolori nel momento dell’evacuazione (ossia quando si va in bagno per la defecazione)
- In alcuni rari casi può addirittura presentarsi un forte dolore durante i rapporti sessuali
Sebbene la coccigodinia non sia di per sé una patologia particolarmente preoccupante, essa può diventare un problema quando agisce in sinergia con altre malattie, ad esempio nel caso in cui sia presente un ascesso od una massa anomala.
Una radiografia sarà particolarmente utile per individuare altre problematiche locali quali una frattura di una sola delle ossa del coccige o l’eccessiva mobilità dello stesso.
Altre patologie legate alla coccigodinia sono le borsiti del coccige, l’artrite post traumatica o vari tipi di tumori.
Come curare efficacemente la coccigodinia
Un metodo semplice ed efficace per combattere la coccigodinia è l’utilizzo dei FANS (i farmaci antinfiammatori non steroidei), a cui si possono unire anche dei farmaci miorilassanti che evitano una contrazione muscolare eccessiva, inutile e addirittura controproducente.
Anche il paracetamolo, il naprossene o l’ibuprofene possono risultare molto utili, sebbene tali farmaci vadano assunti per diverse settimane prima di ottenere una riduzione del dolore apprezzabile. Tutti queste medicine non sono però così efficaci nel caso in cui il paziente soffra di dolori particolarmente intensi, quali quelli provocati dalla coccigodinia cronica, una “variante” particolarmente aggressiva di questa patologia. In questo caso sarà necessario utilizzare un trattamento più “radicale” ed adoperare il tramadolo: si tratta di un oppioide sintetico, vendibile solo con una prescrizione medica non ripetibile. Tale sostanza non è un semplice agonista oppioide ma agisce come inibitore della ricaptazione della noradrenalina, inducendo anche un maggior rilascio di serotonina. Si tratta di un farmaco da utilizzare con cautela in quanto può anche provocare effetti collaterali non indifferenti come vomito, nausea, sudorazione eccessiva e stitichezza. Non è assolutamente un farmaco da utilizzare in gravidanza e nel caso venga assunto in sinergia con altri farmaci antidolorifici il mix può portare a tremori nervosi di grande intensità.
Il tramadolo è quindi una sorta di “extrema ratio” e proprio per questa ragione può essere acquistato solo con ricetta non ripetibile in modo che il medico possa verificare se sia davvero necessario che il paziente ne assuma dose ulteriori.
Curare la coccigodinia con altre terapie
Se non desiderate assumere farmaci chimici e pensate che la cura migliore sia quella di tipo naturale, potreste affidarvi con fiducia al vostro fisioterapeuta, osteopata o chiropratico: i massaggi praticati da degli esperti possono infatti allontanare il dolore, almeno per un periodo ridotto di tempo. Esistono inoltre dei cuscini creati proprio per ridurre la pressione sul coccige e permettere così una seduta comoda e priva di dolore.
La chirurgia più “radicale”: la rimozione del coccige.
Nel caso in cui né i farmaci né i massaggi apportino beneficio non resterà che agire alla radice tramite una coccigectomia, ossia una asportazione chirurgica dell’intero coccige. Normalmente questo intervento è effettuato solo su pazienti che soffrono di una notevolissima instabilità del coccige e di dolori davvero lancinanti. In alcuni casi esso è utilizzato nella terapia post partum, quando la paziente abbia subito una frattura del coccige a causa di fortissime contrazioni.
La tecnica più usata è detta “di Gardner”, uno specialista anglosassone che negli anni ’70 introdusse questa metodologia chirurgica.
Il paziente viene sottoposto ad un’ anestesia generale e successivamente messo in posizione genu-pettorale. Viene praticata una incisione longitudinale della cute nella zona fra i glutei, rimanendo sempre ad almeno 5 cm di distanza dall’ano per evitare qualsiasi tipo di infezione. Successivamente verrà effettuata un’incisione dei tessuti sottocutanei per arrivare a raggiungere il coccige. A questo punto con delle apposite garze verranno allontanati tutti i tessuti ed i legamenti che si trovano attorno al coccige. Verrà poi effettuato uno scollamento della parete anteriore coccigea, l’esposizione della punta del coccige e la resezione dei tralci connettivali. Infine verrà rimosso completamente tutta quella parte del coccige effettivamente lesionata.
Pur essendo decisamente invasiva questa operazione chirurgica risolverà sicuramente la problematica limitando i rischi di infezione e permettendo una guarigione tutto sommato rapida: dopo circa 5 settimane si potrà ritornare a sedersi normalmente ed i dolori al coccige rimarranno solo un brutto ricordo!