I medici parlano di tallodinia o talalgia plantare, ma volgarmente viene chiamata tallonite: è un’infiammazione della parte posteriore del piede, il tallone, sulle cui ossa si inseriscono tutti i tendini che collegano i muscoli plantari. Sono molte le cause che possono portare a microtraumi o infiammazioni che è bene tenere sotto controllo già alle prime avvisaglie dolorose.
Colpisce una percentuale di persone che va dal 9 al 20%, prevalentemente donne, anziani, obesi e sportivi e si manifesta con dei dolori locali monolaterali o bilaterali acuti specialmente al mattino o all’inizio dell’attività fisica per attenuarsi con il movimento.
Le cause possono essere diverse: postura sbagliata, struttura del piede (cavismo o piattismo), attività su terreni sconnessi durante la pratica di uno sport, scarpe non idonee (eccessivo uso di scarpe con i tacchi alti), obesità, sport che insistono eccessivamente sul calcagno (corsa o calcio), alcuni tipi di artrosi o di patologie reumatiche, gotta o alcuni tumori.
Lo specialista grazie all’anamnesi del paziente e ad alcuni esami tra cui ecografie, raggi x, risonanze magnetiche ed esami posturografici, può diagnosticare la tallonite e prescrivere opportunamente la terapia e la riabilitazione.
Come si recupera la giusta funzionalità del piede?
La prima cosa che il medico consiglia al paziente è di far riposare il piede infiammato esonerandolo dalle attività sportive e di affidarsi, nella fase acuta, alla crioterapia con applicazioni di ghiaccio della durata di circa 20 minuti da ripetersi ogni mezz’ora.
Se la patologia viene trattata tempestivamente, nell’arco di 1-3 settimane il dolore sparisce ed è possibile tornare alle proprie attività; se invece i dolori vengono inizialmente trascurati, l’infiammazione necessita di più tempo e di una fisioterapia opportuna per guarire.
Molti terapisti prescrivono anche sedute di inoforesi, laserterapia o ultrasuoni, a volte con il contemporaneo utilizzo di plantari semplici che “ammorbidiscano” il contatto con il suolo, o di plantari di scarico che aiutino a migliorare la postura plantare specialmente nel caso di piede piatto o cavo. Per lenire un dolore particolarmente acuto, il medico può anche consigliare di ricorrere a 2-3 infiltrazioni di corticosteroidi applicate con attenzione o alla Roengtenterapia.
Quando il recupero risulta particolarmente difficile, alcuni soggetti si sottopongono all’operazione chirurgica (endoscopica o meno), che però non è priva di rischi. La più comune operazione chirurgica infatti prevede un recupero post operatorio comunque molto lungo, arrivando a durare anche 8 mesi e non è immune da complicanze tra cui l’ispessimento o la rottura della fascia plantare Esistono invece alcune tecniche chirurgiche microinvasive che sono ritenute soddisfacenti, come la Topaz che prevede l’uso di radiofrequenze capaci di accelerare la guarigione.
Ottimi risultati sono invece stati ottenuti grazie ad un’altra terapia: la Extracorporal Shock Wave Terapy (ESWT), una terapia chirurgica non invasiva che utilizza le onde d’urto per eliminare molti tipi di infiammazione muscolare e tendinea mediante degli impulsi pressori che aumentano sensibilmente la vascolarizzazione capillare e quindi il riassorbimento delle sostanze infiammatorie. Questa terapia di cui si prevedono 3-4 sedute prima della guarigione completa, è sostanzialmente priva di effetti collaterali, ma necessita comunque di qualche piccolo accorgimento prima della sua attuazione.
In particolare è opportuno sospendere ogni assunzione di farmaci antinfiammatori per almeno 5-6 giorni prima dell’operazione per evitare un eccessivo sanguinamento locale ed è sconsigliata nei pazienti con alterazioni della coagulazione sanguigna, nei bambini e nelle donne in stato di gravidanza.
Si può prevenire la tallonite?
A parte i casi in cui l’infiammazione è dovuta a patologie specifiche, è possibile limitare l’insorgenza del dolore con la giusta attenzione nella scelta delle scarpe e nella pratica sportiva.
È fondamentale non trascurare mai il dolore sperando che passi da solo o prendendo degli antidolorifici che consentano di continuare a sforzare il piede; in questo modo infatti l’infiammazione può cronicizzarsi necessitando di tempi di recupero molto maggiori e inoltre la tendenza inconsapevole del corpo a contrastare delle situazioni dolorose può portare a peggiorare il proprio comportamento posturale creando fastidiosi e duraturi problemi anche al bacino o alla colonna vertebrale.