Avete mai provato un dolore lancinante, che parte dai reni ed arriva fino al sedere, talvolta raggiungendo anche la coscia? Un dolore che vi impedisce anche il movimento più semplice, o lo rende fortemente doloroso? Probabilmente si tratta di lombosciatalgia.
La lombosciatalgia è un dolore comune a tutte le età, ma colpisce in particolar modo gli uomini e le donne non più giovanissimi, fra i 30 ed i 50 anni di età quindi.
Quali sono i sintomi principali della lombosciatalgia?
Volete sapere se il dolore che provate alla schiena è davvero una lombosciatalgia e non qualche altro tipo di irritazione? Provate a concentrarvi sulla sofferenza che avvertite: se essa parte dai reni, raggiunge la muscolatura del gluteo, si propaga fino alla parte alta della coscia ed è associato ad una sensazione di bruciore o formicolio, forse si tratta proprio di lombosciatalgia. A volte il dolore può addirittura raggiungere i piedi, diventando davvero difficile da sopportare. In alcuni casi si può confondere la lombosciatalgia con la semplice lombalgia, ma l’eziologia è lievemente differente: il dolore provocato dalla lombalgia infatti interessa esclusivamente la zona dei lombi e quella sacrale, e non raggiunge mai la parte inferiore del corpo.
Quali sono le cause più frequenti della lombosciatalgia?
Le cause della lombosciatalgia sono particolarmente varie: in alcuni casi essa può essere provocata anche da un unico sforzo fisico, se esso è particolarmente impegnativo. Anche gli sforzi fisici ripetuti (ad esempio quelli dei sollevatori di pesi o dei muratori) possono però causare un dolore lombare di grande entità. Molto spesso la causa scatenante il male è un ernia (o protrusione) al disco, ossia una forte pressione che va ad interessare un disco intervertebrale. Tale pressione danneggia (o addirittura rompe) l’anulus fibroso, la radice nervosa del disco. In altri casi una forte contrattura muscolare può portare ad un danneggiamento simile, con tutte le dolorose conseguenze del caso. In altri casi ancora la causa è da addurre ad una malformazione genetica, ad un particolare tumore o ad una frattura vertebrale.
La diagnosi tramite il test di Lasegue
Il metodo più usato per verificare la presenza di una lombosciatalgia è il test di Lasegue. Tale metodo prende il nome dal medico francese Ernest-Charles Lasegue, vissuto nel lontano Ottocento. Lasegue aveva un’ampia conoscenza della medicina: la sua carriera iniziò quando il governo francese lo inviò in Russia per seguire una pericolosa epidemia di Colera. In seguito Lasegue si interessò alle malattie mentali e fu uno dei primi medici a descrivere con precisione l’anoressia nervosa ed il complesso di persecuzione. Nella parte finale della sua carriera passò ad analizzare i problemi legati alla sciatalgia, ed ideò il rapido e semplice test che permette di individuarla. Nonostante siano passati oltre cento anni, il test di Lasegue è ancora validissimo! In tale test il paziente si trova in posizione di decubito supino, con le gambe bene allungate. Il medico deve flettere passivamente la coscia sul bacino, e al tempo stesso mantenere la gamba in estensione; in questo modo è possibile individuare l’eventuale stiramento dei tronchi nervosi. Se la persona è interessata da sciatalgia, questa manovra provocherà un dolore abbastanza intenso.
Per poter comprendere l’entità del danno, il medico verificherà l’intensità del dolore provato dal paziente e soprattutto l’angolo oltre il quale non è possibile alzare l’arto teso. In caso di dolore provato fra i 30° ed i 60° di flessione, o nel caso in cui il paziente si addirittura impossibilitato a compiere il movimento, ci si troverà di fronte ad un dolore che interessa una radice nervosa bassa.
La sciatalgia potrà quindi essere indicata come L4, L5 o S1.
Nel caso di Radice L4, la fitta si troverà al livello della faccia anteriore della coscia, del ginocchio, raggiungendo anche la regione tibiale anteriore.
Nel caso invece di Radice L5, il dolore partirà dal gluteo, per raggiungere la faccia postero-esterna sempre dell’arto inferiore, raggiungendo in alcuni casi il malleolo esterno ed eventualmente il dorso del piede e l’alluce.
Trovandosi in un caso di Radice S1, la sofferenza partirà dal gluteo per arrivare al tallone ed al bordo esterno del piede, a volte estendendosi fino al quarto ed il quinto dito del piede.
Come posso curare la lombosciatalgia?
Sebbene possa sembrare banale, la prima medicina per risolvere un caso di lombosciatalgia è il riposo quasi assoluto. Bisognerà dormire proni (ossia distesi sul lato del petto) in modo da non affaticare i muscoli e da limitare il peso che interessa la colonna vertebrale. Se il dolore è particolarmente intenso si potranno assumere medicinali antinfiammatori o antidolorifici (i cosiddetti “pain killers”), il cui uso però non dovrà mai essere troppo prolungato nel tempo.
Per agire in modo più efficace bisognerà ovviamente ricorrere ad un abile fisioterapeuta, che con dei precisi massaggi riuscirà a diminuire le contratture e ci insegnerà la posizione più corretta da mantenere per non affaticare troppo lombi e colonna vertebrale.
Nel caso in cui ciò non sia sufficiente (ossia nel caso di manifestazioni particolarmente gravi di lombosciatalgia, quali la paralisi di un muscolo), si potrà contattare uno specialista per valutare insieme un eventuale intervento di tipo neurochirurgico.
Fortunatamente, una volta curata la lombosciatalgia non tende a ritornare, la recidiva è infatti molto bassa. L’attività fisica non andrà evitata, anzi è pure raccomandata, purché sia sempre a bassa intensità (ad esempio lo yoga e la ginnastica “dolce” in generale). Assolutamente da evitare invece le attività muscolari molto intense, come i pesi, la lotta libera e l’ormai molto di moda MMA (mixed martial arts): queste attività infatti costringono i muscoli della schiena a degli sforzi rapidissimi e molto intensi, favorendo proprio l’insorgere di sofferenze come la lombosciatalgia, a volte anche con livelli di estrema gravità.