Nella triade “contrattura-stiramento-strappo”, lo strappo rappresenta l’infortunio più temibile e pericoloso per qualsiasi atleta. Se una contrattura ed uno stiramento possono essere recuperati in poche giorni (o al massimo qualche settimana), lo strappo muscolare può in alcuni casi sancire la “morte sportiva” di un atleta.
Tecnicamente parlando, uno strappo muscolare è una soluzione (ossia una interruzione, uno scioglimento) della continuità muscolare. In sostanza, in seguito ad una contrazione eccessivamente intensa, violenta, le fibre del muscolo si “strappano” appunto.
A seconda del numero di fibre interessate lo strappo può essere parziale o totale. Se nel primo caso è sufficiente un po’ di riposo per recuperare la funzione ottimale dell’arto, nel secondo caso è spesso necessario l’intervento del medico.
A differenza della contrattura e dello stiramento, lo strappo è una lesione visibile facilmente ad occhio nudo. È infatti caratterizzata da un ematoma, più o meno grande a seconda dell’entità dello strappo. Quando si crea una rottura completa l’arto infortunato sarà praticamente impossibile da utilizzare e risulterà particolarmente gonfio, non solo al tatto ma anche alla vista.
Cosa provoca uno strappo muscolare?
Come abbiamo già detto parlando di contrattura e stiramento, questo tipo di lesioni muscolari è provocato in primis da un allenamento insufficiente rispetto allo sforzo fisico intrapreso dall’atleta. Ciò è particolarmente vero per i sollevatori di pesi, che a volte “esagerano un po’” e sopravvalutano le capacità della loro muscolatura, caricando sul bilanciere un peso davvero eccessivo. Ma per provocarsi uno strappo può essere sufficiente anche un riscaldamento superficiale e troppo breve. Tornando al sollevamento pesi, un peso di 80 kg in panca piana, facilmente affrontabile da un body builder in buone condizioni, diventa pericolosissimo se sollevato “a freddo”.
Dove si localizzano gli strappi?
Nella maggior parte dei casi gli strappi colpiscono gli arti, sia superiori che inferiori. Solo in casi rari si manifestano sulla muscolatura della schiena o dell’addome. Uno strappo “classico” è quello che interessa i muscoli della coscia (sia i muscoli adduttori, sia i flessori sia il grande muscolo quadricipite). Sono colpiti da questi strappi gli sportivi che usano molto le gambe, ad esempio i calciatori, i corridori, i ciclisti. Lo strappo al tricipite è invece tipico dei culturisti, soprattutto quando “esagerano coi carichi” sulla famigerata panca piana.
I tre gradi dello strappo
Come accennato in precedenza, a seconda delle fibre muscolari interessati dallo strappo, avremo una lesione di entità differente:
– Lesione muscolare di primo grado
In questo caso le fibre coinvolte saranno davvero poche (intorno al 5-6% della muscolatura totale).
Si tratta di strappi di lieve entità, che a volte non vengono nemmeno avvertiti come tali in quanto accompagnati da dolori fastidiosi ma non intensi. L’infortunio non pregiudica in alcun modo, o solo lievissimamente, la funzionalità muscolare. Va comunque curato a dovere per evitare che si aggravi.
– Lesione muscolare di secondo grado
È una lesione di grave entità, con un dolore caratteristico: una fitta violenta che rende molto difficile proseguire l’attività sportiva in modo soddisfacente. In questo caso la cosa migliore è di abbandonare subito il campo di gioco perché il proseguimento della partita potrebbe solo aggravare la condizione dello strappo, portandolo ad una lesione di terzo grado, la peggiore in assoluto.
– Lesione muscolare di terzo grado
In questo caso la lesione è davvero di grande entità: una lacerazione completa (o semicompleta) del muscolo che interessa il 75% o più delle fibre e provoca un dolore acutissimo, che impedisce qualsiasi movimento dell’area lesa.
Come curare uno strappo muscolare
A seconda dell’entità del danno subito dalla lesione si dovrà seguire una cura differente. Non avrebbe infatti molto senso recarsi da un celebre specialista nel caso di una lesione muscolare di primo grado, ed allo stesso modo sarebbe davvero assurdo pretendere di curare una lesione muscolare grave, di terzo grado, con un po’ di ghiaccio e del riposo.
– Nel caso di una lesione di primo grado:
i farmaci sono la scelta più adatta, ovviamente dietro prescrizione medica. I più usati sono l’ibuprofene (un principio attivo presente in molti analgesici da banco) od il paracetamolo, anch’esso procurabile facilmente in farmacia.
– Nel caso di una lesione di secondo grado:
Se la lesione è più importante sarebbe consigliabile rivolgersi da uno specialista per ricevere dei consigli accurati, ma è comunque possibile accelerare il recupero applicando una borsa del ghiaccio nell’area lesa, in modo da evitare un fastidioso gonfiore.
– Nel caso di una lesione di terzo grado:
La lesione di terzo grado, come sappiamo, è particolarmente grave e necessita spesso di un intervento da parte di un chirurgo esperto. L’operazione chirurgica è eseguita in anestesia locale; è abbastanza rapida e permette un recupero che può essere accorciato con un’efficace fisioterapia.