Il corpo umano è costituito da tantissimi tendini e legamenti, ognuno di essi fondamentale per poter eseguire anche il più piccolo movimento di cui si abbia necessità. Alcuni tessuti sono però più utilizzati di altri e hanno bisogno di maggiori cure e attenzioni; ad esempio il tendine rotuleo si trova in una posizione estremamente delicata; è inserito da una parte sulla rotula e dall’altra sulla tibia, e permettendo il movimento del ginocchio è uno dei tendini maggiormente messi sotto sforzo, fondamentale per camminare, correre, saltare, piegarsi durante la pratica sportiva o semplicemente per le attività quotidiane.
In cosa consiste la tendinopatia del rotuleo e quali sono i sintomi?
Una tendinopatia è una condizione dolorosa provocata dall’infiammazione più o meno grave del tendine; si parla di tendinite se ci si riferisce a una fase acuta dell’infiammazione e di tendinosi quando ormai è in corso un processo degenerativo importante. È solitamente frequente in un’età compresa tra i 30-40 anni, quando le fibre del tessuto sono meno resistenti e colpisce in particolar modo gli sportivi, che spesso mettono a dura prova la resistenza del proprio corpo.
Lo sviluppo dei sintomi è piuttosto lento e induce così il soggetto a trascurarli fin quando non siano diventati troppo importanti; iniziano con un dolore al ginocchio durante gli sforzi più acuti, per peggiorare sensibilmente nel corso del tempo fino a manifestarsi con un forte dolore anche con la gamba a riposo.
Il medico specialista può facilmente diagnosticare una tendinopatia del rotuleo mediante una visita medica e delle ecografie o risonanze magnetiche in grado di mettere in evidenza eventuali microtraumi o degenerazioni specifiche del tendine.
Queste sono infatti le cause più frequenti che portano allo sviluppo delle tendinopatie del rotuleo: microtraumi accumulatisi a causa disovrallenamento o di allenamento scorretto, movimenti sbagliati del ginocchio o fattori costituzionali come il sovrappeso.
Sarebbe opportuno rivolgersi al medico nella fase iniziale del problema, quando la tendinopatia è al primo stadio, cioè quando lo sportivo, nonostante il dolore riesce a continuare l’attività fisica; in questo caso il tendine è sano e si presenta soltanto una reversibile alterazione del liquido sinoviale. Nel secondo stadio del disturbo il tendine è invece infiammato, ma è possibile gestire il problema e recuperare la perfetta funzionalità del ginocchio. È invece irreversibile la condizione tendinea quando si arriva al terzo stadio del problema, quando l’infiammazione è ormai cronica e il tendine si è parzialmente sfibrato.
Come si affronta la tendinopatia rotulea nei vari stadi di gravità?
La chirurgia è assai rara nel trattamento delle tendinopatie del rotuleo; si cerca invece di risolvere il problema principalmente con una terapia conservativa e farmacologica e con l’ausilio di strumenti fisioterapici diversi a seconda dell’individualità del caso.
Massaggi e manipolazioni possono restituire alla muscolatura e ai tendini il giusto assetto e il dolore può essere attenuato da farmaci antinfiammatori, specialmente nelle prime fasi, quando l’infiammazione è reversibile, o da infiltrazioni di corticosteroidi che vanno però effettuate con parsimonia per evitare di indebolire eccessivamente il tendine che, se già lievemente lesionato, potrebbe giungere a rottura.
Sempre più frequentemente i medici si avvalgono di strumenti come la tecarterapia che favorisce la microcircolazione e la rigenerazione dei tessuti e negli ultimi tempi vengono prescritte spesso anche infiltrazioni di ossigeno-ozono, che iniettate localmente stimolano il recupero del tendine, e le infiltrazioni di gel piastrinico (o PRP: Platelet Rich Plasma), costituito da piastrine che rilasciano una molecola in grado si rigenerare il tendine.
A tutto questo va sempre affiancato un periodo di riabilitazione fisioterapica durante il quale lo specialista consiglierà e guiderà il soggetto negli esercizi più adatti alla propria condizione fisica, tenendo presente che nel caso di tendinite è possibile tornare alla propria attività fisica presumibilmente in 2-4 settimane, ma nel caso di tendinosi è necessario aspettare almeno 4-6 mesi.
Quando 6 mesi di terapia conservativa non apportano alcun risultato, lo specialista prende in considerazione l’eventualità di un intervento che prevede la rimozione del tessuto degenerato ed eventualmente la sostituzione dello stesso tendine.
Sarebbe opportuno però non dover arrivare alla necessità dell’intervento che non sempre è risolutivo del problema. L’unico modo per evitare problemi cronici ai tendini e quindi un irreversibile peggioramento dei propri risultati sportivi è non sottovalutare mai neppure il più piccolo dolore, rivolgendosi invece al medico di fiducia che, quando la situazione non è ancora grave, in breve tempo è in grado di riportare le prestazioni ai massimi livelli