Quasi tutti gli sportivi, prima o poi, devono fare i conti con una patologia classica: la tendinite.
Il termine indica una tipica infiammazione ad un tendine, molto spesso delle gambe ma a volte anche delle braccia di un atleta. La tendinite può presentarsi a causa di un singolo trauma, ma molto più spesso compare in seguito ad una serie continua di microsollecitazioni, ognuna delle quali danneggia impercettibilmente ma inesorabilmente il tendine. Se siete degli amanti degli sport di potenza come il sollevamento pesi saprete sicuramente come anche i muscoli più allenati non possano difendere da un trauma ai tendini. A differenza dei muscoli infatti, i tendini non possono essere rinforzati più di tanto e l’incidente quindi è sempre in agguato anche per gli sportivi professionisti. Come abbiamo detto le tendiniti possono comparire su gambe e braccia e le più comuni sono quella rotulea (che ovviamente interessa la rotula), quella del bicipite (soprattutto in chi pratica il body building), quella degli adduttori (che interessa i tendini preposti al collegamento dei muscoli fra l’anca e l’interno coscia), quella Achillea (che ovviamente colpisce il delicato tendine di Achille, soprattutto nei corridori), quella di mani, polsi e gomiti.
Esiste però un altro particolare e raro tipo di patologia che interessa l’epicondilo laterale del femore: la tendinite poplitea.
Purtroppo per evitarla non è sufficiente non impegnarsi in attività fisiche eccessive in quanto la tendinite poplitea colpisce raramente gli sportivi, a parte forse quelle che si allenano in modo decisamente peculiare, ovvero i corridori specializzati su percorsi in discesa.
Ma quali caratteristiche distinguono la tendinite poplitea dalle altre patologie dei tendini?
Le caratteristiche della tendinite poplitea
Il tendine popliteo si lega ovviamente all’omonimo muscolo: il muscolo popliteo ha una particolare forma appiattita e quadrangolare; è posizionato fra il muscolo gastrocnemio e quello plantare e si inserisce sulla faccia posteriore della tibie e sul labbro superiore della linea obliqua. Anteriormente è collegato con l’articolazione del ginocchio, con la parte superiore della faccia superiore della tibia e con il condilo laterale, mentre posteriormente si attacca ai muscoli gastrocnemio e plantare oltre che al nervo tibiale ed ai vasi poplitei.
Data la sua particolare posizione il tendine collegato a questo muscolo rischia di infiammarsi solo effettuando precise attività sportive: la corsa in discesa costringe il corridore a rallentare la sua andatura sollecitando in modo eccessivo i tendini. Uno sforzo continuo, per diversi kilometri, non può che provocare una fastidiosa infiammazione da cui deriva la tendinite. Tuttavia non è solo la corsa in discesa, ovvero un fattore meramente meccanico, a scatenare questa patologia; esistono molte altre cause, quali:
· un disallineamento dell’anca
· il piede valgo
· il piede pronato
· predisposizioni genetiche (per le quali, ahimé, si può fare poco o nulla)
· infiammazioni collaterali, quali la tendinite al bicipite femorale o la sindrome canicolare dello sciatico popliteo esterno, che hanno fra le conseguenze “l’attivazione” della tendinite poplitea.
I sintomi che svelano la tendinite poplitea
Non è difficile comprendere che la tendinite al popliteo si sta scatenando: il dolore è infatti molto intenso e colpisce esattamente la parte posteriore del ginocchio. Se ci si sta allenando camminando o correndo il dolore sarà così forte da impedire il prosieguo dell’attività sportiva. Non basterà però fermarsi per ottenere un vero sollievo in quanto la patologia causa dolore anche mentre si è immobili. Se poi si tiene la gamba in una posizione non estesa (ad esempio stando seduti o flettendo lievemente le ginocchia) le fitte potranno diventare di difficile sopportazione.
A volte oltre al dolore può comparire un rigonfiamento che interessa sempre la zona del ginocchio.
Perciò, se durante una corsa in discesa sentite un forte dolore nella parte posteriore del ginocchio, se questo dolore continua anche quando vi siete fermati, se al male si associa anche un rigonfiamento visibile ad occhio nudo… quasi sicuramente soffrire di tendinite poplitea. Evitate qualsiasi tipo di cura casalinga e recatevi subito dal vostro medico: sarà lui a quantificare l’entità del danno ed a consigliarvi la terapia più adatta a risolvere questa fastidiosa problematica.
Le cure più efficaci
La prima cosa da fare per non peggiorare la situazione sarà di interrompere gli allenamenti per almeno 3 settimane. Su suggerimento del vostro medico si potrà utilizzare il calore od il freddo per far regredire l’infiammazione. Infine si potranno effettuare degli esercizi di deambulazione in acqua oppure alla cyclette. Anche lo stretching può fornire ottimi risultati così come l’utilizzo di farmaci anti infiammatori ma va da sé che il tipo di terapia, la sua durata e la sinergia con farmaci o ginnastica andrà assolutamente prescritta dal vostro medico curante o da un esperto fisioterapista.
Se siete degli atleti esigenti e desiderate un recupero pieno ed efficace, ecco in dettaglio la cura ritenuta più adatta per risolvere in modo rapido ma completo il problema della tendinite poplitea.
Gli allenamenti, come già spiegato prima, vanno interrotti per almeno una ventina di giorni; ciò per un motivo molto semplice, quasi ovvio: ridurre la pericolosa infiammazione fino ad arrivare a livelli considerati normali dal vostro medico specialista. Dopo aver passato alcuni giorni in riposo completo senza sforzare i muscoli (e soprattutto i tendini) in modo alcuno si potrà iniziare ad eseguire una serie di esercizi, meglio se in acqua. Gli esercizi deambulatori in acqua hanno l’ovvio vantaggio di essere effettuati a “gravità ridotta”, ossia con un peso corporeo diminuito grazie all’ausilio della massa liquida. Sicuramente si tratta del modo migliore per ritornare ad azionare muscoli e tendini in modo graduale e “dolce”. Va da sé che gli esercizi non andranno improvvisati né eseguiti seguendo le istruzioni ricavate da qualche rivista in internet. Come sappiamo il nostro corpo ha delle caratteristiche precipue che fanno di ogni tendinite poplitea un caso unico, da risolvere con degli esercizi mirati, “ad hoc”. Bisognerà quindi scendere in acqua assistiti dal medico ortopedico specialista che non solo ci assisterà nella discesa (che non dovrà avvenire tramite superfici inclinate bensì con un’immersione accompagnata dallo specialista stesso) e poi eseguire con precisione tutti gli esercizi che il medico avrà elaborato per noi.
A questa fase iniziale, di primo approccio, seguirà qualche altro giorno di pieno riposo in modo che il tendine infortunato abbia tutto il tempo per riabituarsi alla movimentazione. Ciò non è poi molto diverso dal riposo di coloro che praticano body building: qualsiasi atleta professionista vi saprà spiegare che ad una fase di lavoro deve necessariamente seguire una fase di completo riposo, solo in questo modo il muscolo potrà crescere in modo appropriato e riprendersi dallo stress motorio. Ovviamente i vostri tendini non dovranno certo gonfiarsi come i muscoli di un atleta in gara ma il riposo sarà comunque necessario affinché non si presentino ulteriori traumi, traumi che non potrebbero che peggiorare la situazione già compromessa dei tendini.
Riguardo la temperatura dell’acqua in cui effettuare gli esercizi, quasi sicuramente il vostro medico vi immergerà in una vasca la cui temperatura è decisamente calda. Si tratta di un accorgimento ulteriore per evitare infortuni: l’acqua calda infatti rilassa muscoli e i tendini ed evita qualsiasi tipo di contrattura o aggravarsi di tendinite pregresse.
Come dicevamo, agli esercizi in acqua seguirà un periodo di riposo per poi tornare a degli esercizi questa volta decisamente più intensi. Si tratterà di movimenti effettuati con un carico progressivo, in modo che i tendini possano riabituarsi ad uno sforzo sempre più intenso ma mai troppo aggressivo. Di solito per ottenere l’effetto di carico progressivo vengono utilizzate delle strumentazioni tipiche della palestra quali la cyclette e lo stepper, ma in alcuni casi si potrà partire con il classico stretching, usando il proprio corpo (o parte di esso) come carico progressivo.
Bisognerà ovviamente prestare grande attenzione alle calzature: un esercizio continuo con delle scarpe non adatte (ad esempio con una suola troppo sottile) può causare dei traumi al tallone, che inevitabilmente andranno a ripercuotersi anche sui tendini, soprattutto quelli del ginocchio. Una persona sofferente di tendinite poplitea potrebbe quindi vedere la sua situazione peggiorare anziché migliorare. La soluzione? Scarpe di alta qualità e, se necessario, l’uso di particolari plantari e solette “tecniche”, ad esempio quelle al silicone. Alcuni modelli sono particolarmente confortevoli anche grazie ai dei particolari fori per l’aerazione. In questo modo il piede rimarrà fresco e riposato anche dopo lunghe serie di esercizi, permettendo così di effettuare la ginnastica riabilitativa giornaliera in modo rilassante e piacevole.
Concludendo, possiamo affermare che la tendinite poplitea è senza dubbio una patologia insidiosa ma se curata per tempo può permettere ad un atleta di “tirare il fiato” per un po’ e di mantenere, grazie agli esercizi riabilitativi, quel minimo esercizio fisico necessario per non perdere del tutto il rapporto armonioso col proprio corpo.