La mano ha un’importanza fondamentale nella vita di ogni persona: con la mano possiamo scrivere, sfogliare le pagine di un libro, guidare, lavorare ma soprattutto accarezzare il volto delle persone che amiamo, stringere le mani degli amici, asciugare le lacrime di un bambino…
La mano quindi ci mette in contatto con il mondo esterno e ci permette di usare una miriade di oggetti utili per la nostra vita. Quando però la funzione della mano viene messa in crisi da una patologia è la nostra stessa vita ad essere compromessa. Una delle lesioni più frequente è quella che interessa le capsule delle dita della mano; e fra le lesioni capsulo-ligamentose una delle più insidiose è la lesione di Stener del pollice e le lesioni dei legamenti collaterali delle interfalangee prossimali.
Ma per comprendere come affrontare la lesione di Stener bisognerà innanzitutto capire come è fatta la nostra mano…
Lo scheletro della mano in dettaglio
(Una chiara immagine delle ossa della mano, ricavata dal celeberrimo libro “Grey’s anatomy”).
Iniziamo dicendo che lo scheletro della mano può essere suddiviso in tre principali gruppi ossei:
– le ossa del carpo
– le ossa del metacarpo
– le falangi
Le falangi possono essere considerate come lo scheletro delle dita. Sono le ossa più lunghe e ogni dito ne possiede tre, a parte il pollice che ne ha solo due.
La mano è dotata anche di numerosi muscoli, che si possono suddividere in intrinseci ed estrinseci.
I muscoli intrinseci si suddividono a loro volta in muscoli dell’eminenza Tenar (nel rilievo del palmo ed alla base del pollice), muscoli dell’eminenza Ipotenar (posizionati nel rilievo del palmo ed alla base del quinto dito), muscoli detti lombricali e muscoli interossei.
I muscoli dell’eminenza Tenar sono caratterizzati dalla loro brevità e dal fatto che tramite la loro contrazione permettono tutti i movimenti del pollice. Superfluo sottolineare come questi muscoli siano di grande importanza in quanto il pollice è l’unico dito opponibile, senza il cui intervento risulterebbe molto difficile impugnare in modo saldo qualsiasi oggetto, soprattutto quelli particolarmente pesanti come ad esempio un martello o un trapano.
Anche i muscoli dell’eminenza Ipotenar sono particolarmente corti e sono dedicati ad assistere tutti i movimenti del dito più piccolo della mano: il mignolo.
I muscoli lombricali hanno un nome sicuramente curioso, ma la loro importanza è notevole in quanto permettono i movimenti delle 4 dita del palmo della mano. In particolare sono preposti alla flessione delle prime falangi.
Esistono poi dei muscoli interossei dorsali, che permettono di allontanare le dita dall’asse mediano della mano; al contrario invece agiscono i muscoli palmari.
Sono anche presenti dei muscoli intrinseci ed estrinseci. I primi sono ricoperti da una lamina fibrosa, i secondi sono caratterizzati dal loro “ventre”, che è posizionato all’altezza dell’avambraccio.
I nervi della mano
I nervi della mano sono 3: il radiale, il mediano ed il nervo ulnare.
Il nervo radiale nasce dal tronco secondario posteriore e tramite il cosiddetto “ramo profondo” innerva tutti i muscoli estensori sia del polso sia delle dita. Il “ramo superficiale” di questo nervo si concentra invece sul pollice e sul dorso della mano, nella zona delle prime quattro dita.
Il nervo mediano è situato fra i muscoli estensori e flessori, scorre sulla faccia interna del braccio verso il gomito e continua fino a raggiungere l’avambraccio. Va ad innervare il palmo, le prime tre dita, la metà laterale del quarto dito e la faccia palmare delle dita pollice, indice e medio.
Il nervo ulnare, più sottile degli altri due, nasce nel tronco secondario interno ed innerva gli altri muscoli delle dita e del polso, vale a dire la porzione ulnare del flessore delle dita ed il flessore ulnare del carpo.
I traumi delle articolazioni delle dita della mano
Sarebbe un errore analizzare i traumi delle articolazioni delle dita come dei problemi a sé stanti, come lesioni isolate. Nella maggior parte dei casi infatti il trauma non ha colpito solo i tendini ma anche i muscoli ed i sistemi vascolari.
Possiamo dividere le lesioni articolari in tre diverse categorie: distorsioni, sublussazioni e lussazioni. Le prime, meno gravi, causano una perdita di contatto solo momentanea dei capi articolari. Nel caso delle sublussazioni invece, i capi articolari si spostano uno sopra l’altro in modo definitivo; da ciò deriva una lesione capsulo-ligamentosa di una certa importanza. Le lussazioni invece sono ancora più gravi, in quanto i capi articolari perdono del tutto il contatto fra loro; nel caso in cui si formino delle strutture fibrose tra i capi articolari tali infortuni non sono in alcun modo riducibili.