Il gomito è un’articolazione di grande importanza: grazie alle azioni di flessione, estensione, supinazione e pronazione ci permette di effettuare la maggior parte dei movimenti delle braccia.
Ma che succede quando il gomito soffre di anchilosi?
La parola anchilosi deriva dal greco e significa letteralmente “incurvamento”. Un tempo il termine indicava una rigidità articolare quando si presentava in flessione angolare, se invece era rettilinea si usava il termine “ortocolosi”.
Le particolarità dell’articolazione del gomito e l’anchilosi
Caratteristica precipua di questa articolazione è di essere a sua volta formata da diverse articolazioni con movimenti propri, in particolare:
– un’articolazione posta tra il radio e l’ulna
– un’articolazione situata tra l’ulna e l’omero
– un’articolazione posizionata tra il radio e l’omero
A volte può accadere che una di queste articolazione soffra per un movimento ridotto, provocando una particolare rigidità del gomito, che può essere parziale oppure completa. Quando la rigidità è totale, completa, essa prende il nome di anchilosi.
L’anchilosi si presenta con tre caratteristiche differenti:
– estrinseca (quando la rigidità non coinvolge le superfici dell’articolazione)
– intrinseca (quando coinvolge le superfici cartilaginee e l’osso posto sotto di esse)
– mista (quando è a un tempo estrinseca ed intrinseca)
Un altro modo di definirla è focalizzandosi sull’arco di movimento del gomito, andando da un’apertura minima di circa 30 gradi ad una massima intorno ai 90 gradi.
Cosa provoca l’anchilosi del gomito?
Non è sempre semplice individuare cosa ha provocato un’anchilosi, in quanto le cause sono numerose: oltre a presentarsi come malformazione genetica alla nascita, l’anchilosi può essere provocata da malattie infiammatorie. Fra le cause ricordiamo:
– vari tipi di artriti: reumatoide, infettiva, gonococcica, degenerativa
– lussazioni del gomito
– poliomeliti
– ustioni di grave entità
– flessioni spastiche
– lesioni muscolari
Come individuare un’anchilosi
La classica sintomatologia dell’anchilosi presenta dolori al gomito e difficoltà nella flessione ed estensione delle braccia, oltre ad ovvie diminuzioni del movimento dei gomiti stessi.
Sarà però necessario effettuare degli esami puntuali per poter individuare la gravità della patologia. Il vostro medico vi prescriverà una TAC, una radiografia in due proiezioni ed eventualmente anche una RMN (ossia una risonanza magnetica nucleare), utile per comprendere la qualità della vascolarizzazione delle articolazioni.
Come risolvere l’anchilosi del gomito
Come abbiamo detto, l’anchilosi si presenta con modalità differenti ed ogni tipo di anchilosi necessita di una cura “ad hoc”.
In alcuni casi si potrà intervenire in modo cosiddetto “incruento”: il paziente viene posto sotto sedativi e con una manovra violenta si riduce in flessione un gomito che si trova in un’anchilosi in estensione. Si è però riscontrato come i metodi incruenti non siano sufficienti perché anche se si riesce ad ottenere una rottura dell’anchilosi, quando il paziente tornerà a muovere l’articolazione avverrà una reazione infiammatoria articolare così dolorosa da pregiudicare il movimento completo.
La terapia si è quindi orientata verso degli interventi finalizzati a separare le superficie articolari unite dall’anchilosi, modellando poi le parti articolari deformate dalla malformazione, interponendo infine delle parti artificiali con lo scopo di impedire un coalito fra le superfici ossee. Le parti artificiali più utilizzate sono state le membrane metalliche, le lamine di tessuti e delle capsule di lamina di gomma.
Nel caso di rigidità intrinseca si dovrà necessariamente intervenire con un intervento chirurgico. I casi più gravi potranno essere risolti esclusivamente con una protesi del gomito stesso, che potrà addirittura essere totale nelle situazioni di maggior compromissione articolare.
Si tende a non effettuare un classico trattamento conservativo poiché la distorsione delle superfici articolari rischia di bloccare completamente il movimento. Si preferisce quindi intervenire “a cielo aperto” con una osteotomia ed una osteosintesi. L’osteomia si basa sulla rottura dell’osso, che verrà poi rimesso in una posizione corretta (operazione di osteosintesi).
Il chirurgo potrebbe però preferire un intervento di impianto con una protesi di capitello radiale, ciò nel caso in cui il capitello sia stato irrimediabilmente deformato da un trauma pregresso.