L’anca è una delle strutture portanti del nostro corpo. Il suo compito nel cammino e nell’equilibrio del corpo è fondamentale in quanto essa unisce il tronco (in particolare le pelvi) alle cosce ed agli arti inferiori. Tecnicamente per “anca” si intende l’articolazione dell’anca, il cui termine medico è articolazione coxofemorale.
Purtroppo nel caso di incidenti gravi l’anca può fratturarsi in uno o più punti ed è fondamentale che l’operazione chirurgica volta a risanarla venga eseguita in modo accurato da personale medico specializzato.
Nel caso di una frattura composta il chirurgo riunirà le parti fratturate e le fisserà con delle viti speciali. Spetterà poi alla natura fare il suo corso e ripristinare il consolidamento osseo. In alcuni casi però, soprattutto negli anziani, tale consolidamento non è più pienamente possibile. Ciò è dovuto all’osteoporosi, ovvero alla perdita di materiale osseo che rende le ossa meno dense ed al tempo stesso impedisce un loro consolidamento efficace dopo una frattura
L’intervento chirurgico per la frattura dell’anca in dettaglio
L’ intervento va eseguito tempestivamente, preferibilmente il giorno del ricovero in ospedale od al massimo il giorno successivo.
Come abbiamo descritto poc’anzi, nel caso di pazienti più giovani sarà sufficiente una fissazione interna della frattura, ciò anche in caso di fratture scomposte intra-capsulari.
Bisogna tenere presente che la testa del femore è intra-articolare perciò la sua vascolarizzazione è legata solo ai vasi sanguigni che passano attraverso il collo del femore, la capsula articolare ed il legamento detto “rotondo”. Quando in seguito ad un grave incidente avviene una frattura scomposta dell’anca, i frammenti distaccatisi possono tagliare i vasi sanguigni e lacerare quelli della capsula, provocando in alcuni casi una osteonecrosi nella testa del femore oltre alla pericolosa possibilità di una saldatura imperfetta della frattura.
Se il paziente, pur essendo giovane, soffrisse per dei disturbi articolari già esistenti, dovrebbe optare per una protesti totale dell’anca. Ciò è particolarmente adatto per chi pratica assiduamente uno o più attività sportive e non desidera dover effettuare successivi interventi ad un’anca già compromessa e quindi ormai impossibilitata a recuperare una forma perfetta.
La protesi totale dell’anca non è però adatta a tutti i pazienti. È necessario infatti che siano rispettate alcune caratteristiche affinché l’operazione avvenga in modo efficace e non provochi più danni di quelli che dovrebbe risolvere. Innanzitutto, essendo l’intervento in anestesia, è necessario che non ci sia alcuna allergia alle sostanze anestetiche. Il paziente poi non deve avere alcun deficit di tipo cognitivo e deve essere comunque in grado di camminare in modo indipendente (servirebbe infatti a poco una protesi totale in un paziente che può muoversi solo con un “girello” o esclusivamente se assistito da un accompagnatore.
Nel caso in cui il paziente anziano che si vuole operare sia in buona forma, si dovranno comunque mettere in conto alcune potenziali serie complicazioni post operatorie, quali un’ulcera da pressione, un ictus od un infarto del miocardio.
Sarà compito del chirurgo, dopo aver analizzato le condizioni del paziente, spiegare a quest’ultimo in modo chiaro la percentuale di rischio di incorrere in ognuno di questi “effetti collaterali”; in questo modo la persona infortunata potrà decidere con serenità e piena comprensione se affrontare o meno questa importante operazione chirurgica.
Le fratture extracapsulari del collo del femore
Fra le varie fratture all’anca le più comuni sono quelle che avvengono nella zona esterna alla capsula articolare. Queste delicate fratture possono essere risolte con le classiche viti ma a volte (nel caso di fratture instabili) il chirurgo potrebbe preferire una artroplastica (ovvero la sostituzione dell’anca lesa con un’anca artificiale costituita da leghe metalliche, mix di resine sintetiche o particolari materie plastiche)
Il recupero dalla frattura dell’anca
In seguito ad un intervento all’anca non sarà di solito possibile incrociare le gambe né piegare l’anca per almeno un paio di settimane. Sarà comunque il vostro medico ortopedico ad indicarvi con chiarezza quali sono le posizione “proibite” (ad esempio stare seduti sul letto) e quali invece quelle possibili. Il movimento migliorerà sempre di più ma dovrà essere monitorato con attenzione da un esperto fisioterapista, sicuramente lo specialista più adatto per seguirvi durante il delicato recupero.
I muscoli dell’anca, “fuori allenamento” in seguito all’intervento, verranno rinforzati proprio grazie agli esercizi proposti dal terapista ma bisognerà comunque avere l’umiltà e la pazienza di sopportare una mobilità parziale, utilizzando dei supporti come un bastone da passeggio o, nei casi più gravi, un girello.