Sappiamo tutti quanto sia importante utilizzare la cintura di sicurezza quando si guida: permette di evitare le ferite più gravi in caso di incidente e molto spesso il suo utilizzo può significare la differenza fra la vita e la morte. Tuttavia un incidente particolarmente grave può provocare danni anche se si indossa la cintura: nel caso in cui un’auto a forte velocità si scontri con un mezzo in direzione opposta, la decelerazione improvvisa provoca una pressione intensissima sul corpo:
le ossa e gli organi a diretto contatto con la cintura di sicurezza possono ricevere una compressione così intensa da danneggiarsi in modo anche grave. Fra le possibili fratture da incidente stradale quella allo sterno è sicuramente una delle più pesanti e purtroppo non è evitabile indossando la cintura; anzi, spesso è proprio essa, agendo direttamente sullo sterno, a provocare la frattura.
Ma quanto sappiamo esattamente dello sterno?
È un osso di importanza fondamentale in quanto rappresenta il punto centrale di connessione delle costole e, in sostanza, la “colonna portante” della difesa ossea degli organi interni: non solo i polmoni ed il cuore, ma anche l’esofago ed i grandi vasi sanguigni del torace.
Da un punto di vista meramente fisico lo sterno è un osso dalla forma piatta ed allungata, lungo circa 17 cm. e situato esattamente al centro del torace. È suddiviso in tre parti: partendo dal basso troviamo il processo xifoideo, il corpo ed il manubrio.
Le tre parti dello sterno in dettaglio
Processo xifoideo: ha il compito di assicurare l’inserimento del settimo paio di costole.
È formato da cartilagine fino ai 40 anni di età, per poi ossificarsi anno dopo anno.
Sul lato presenta una semifaccetta in cui si può ancorare la cartilagine costale della settima costola.
Sul retro invece si inserisce il legamento sternopericardico inferiore, che insieme al superiore ha il compito di mantenere stabile il pericardio (la sottile membrana che circonda il cuore).
Corpo: ha una forma particolarmente allungata che permette l’attacco di sei paia di costole.
Il lato superiore, detto angolo sternale, si articola con il manubrio, posto sopra di esso.
Nella parte superficiale esterna del corpo si trovano tre rialzamenti chiamati creste trasversali; la loro forma è determinata dal fatto che devono fungere da ancoraggio per i grandi muscoli pettorali.
Sui bordi laterali del corpo sono presenti:
- Una semifaccetta che alloggia la cartilagine costale della seconda costola.
- Quattro “faccette” (depressioni) che ospitano le cartilagini costali della terza, quarta, quinta e sesta costola.
- Un’ulteriore semifaccetta a cui si ancora la cartilagine costale della settima costola.
Manubrio: ha forma di trapezio e su di esso si inseriscono le clavicole e le prime due paia di costole.
Sulla parte più alta, nel centro, è presente una concavità detta incisura giugulare, ai cui lati si trovano due grandi fosse ricoperte da un tessuto cartilagineo. Le fosse hanno il compito di alloggiare le estremità delle clavicole, creando le articolazioni dette sternoclavicolari.
Su ogni bordo laterale del manubrio si trovano due “faccette” (ovvero delle depressioni), la superiore e l’inferiore. La superiore è il punto di ancoraggio della cartilagine della prima costola, quella inferiore ha lo stesso ruolo per la seconda costola.
La frattura dello sterno in dettaglio
Come abbiamo detto in precedenza, gli incidenti automobilistici sono forse la causa principale della frattura dello sterno, anche se in alcuni casi è possibile che un simile incidente avvenga durante la pratica delle arti marziali, della boxe o di sport d’impatto come il football americano ed il rugby.
La frattura dello sterno può comparire in ognuna delle tre parti da cui è composto, ciononostante di solito è la zona più fragile, quella dell’articolazione manubrio-sternale, a rischiare più spesso la rottura. Purtroppo si tratta di una frattura spesso foriera di danni gravissimi od addirittura mortali nel 35% circa dei casi. Ciò non dovrebbe sorprendere in quanto, se ci pensiamo, lo sterno è preposto alla difesa di cuore e polmoni, è posto proprio sopra di essi e quindi, fratturandosi, può paradossalmente trasformarsi da difesa ad arma di offesa, penetrando con le sue estremità appuntite sia i polmoni sia il muscolo cardiaco.
Come individuare e curare la frattura dello sterno.
Al di là delle fratture più gravi, che necessitano di un trasporto d’urgenza al pronto soccorso e di un intervento chirurgico immediato, in alcuni casi un colpo non troppo potente potrebbe provocare una frattura minore. Pensiamo a chi gioca a rugby: in questo sport è normalissimo scontrarsi direttamente con avversari robusti che corrono contro di noi e delle leggere fratture sternali non sarebbero quindi così improbabili.
Oltre ai normali dolori post incontro, se quando ritornate dal campo di gioco sentiste un forte ed acuto dolore al petto dovrete consultare il prima possibile il vostro medico, che quasi sicuramente ordinerà una lastra toracica per comprendere l’entità della possibile frattura.
La frattura allo sterno però non prevede la classica cura con il gesso e perciò normalmente si procede con la somministrazione di antinfiammatori ed analgesici ed ovviamente evitando per un lungo periodo qualsiasi attività, sportiva o lavorativa che sia, che possa sottoporre a sforzo l’area incidentata.
La durata del riposo forzato va dalle 10 alle 24 settimane ma potrebbe essere ancora più elevata.
In alcuni casi può essere utilizzata una fasciatura che ha il doppio compito di fornire sollievo e di mantenere in sede le parti dello sterno fratturate, in modo che si saldino nel modo più preciso possibile.