La Malattia di Pott, è una particolare osteomelite (ossia un’infezione) dei dischi vertebrali e delle vertebre, provocata da batterio detto Mycobacterium tuberculosis. Sebbene il nome non sia molto conosciuto, famosi sono coloro che ne sono stati colpiti. Basti pensare allo scrittore Alberto Moravia, il poeta e scrittore Vincenzo Cardarelli, il poeta inglese Alexander Pope.
I due personaggi storici italiani più conosciuti per questa malattia sono senza dubbio Giacomo Leopardi e Antonio Gramsci.
Cos’è esattamente la Malattia di Pott.
La parola osteomelite deriva dal termine greco osteon, ossia “osso”, da –myelo, “midollo”, e –itis, (ossia “infiammazione”). Il nome stesso rivela il modo in cui questa malattia si propaga: tramite un’infezione dell’apparato osteo-articolare. Può essere provocata da batteri piogeni o micobatteri; se non curata può provocare notevoli complicanze per la salute del paziente.
Questa infezione causa un notevole indebolimento delle vertebre, da cui deriva spesso una grave cifosi (la cosiddetta “gobba” di Leopardi, per esempio). In alcuni casi l’infezione può avere esiti gravissimi: propagandosi fino ai nervi spinali può causare la paraplegia.
La malattia di Pott colpisce indistintamente uomini e donni, soprattutto in tarda età. In alcuni casi però, come quello di Gramsci e Leopardi, può attaccare anche i bambini pregiudicando il loro naturale sviluppo, aggravando anche psicologicamente una condizione di salute già di per sé precaria.
La malattia prende il nome da Percivall Pott, un celebre chirurgo inglese del XVIII secolo. Pott è considerato uno dei padri fondatori dell’ortopedia e descrisse l’infezione che porta il suo nome nell’opera Remarks on that Kind of Palsy of the Lower Limbs. Anche la cosiddetta “frattura di Pott” (una frattura di entrambi i malleoli) prende il suo nome; ciò poiché fu proprio Pott a doverla subire in seguito ad una caduta da cavallo. Fu solo grazie alla sua tenacia che i chirurghi venuti ad assisterlo non procedettero con un’amputazione delle parti lese (cosa molto comune all’epoca).
In seguito Pott recuperò completamente dall’incidente.
Eziologia della Malattia di Pott
Chi viene colpito dalla malattia di Pott è costretto a sopportare tre patologie differenti: la prima è il forte dolore fisico, la seconda la cosiddetta “gobba” (ossia la cifosi), ed infine (ma solo in alcuni casi) la paraplegia. Ovviamente il primo sintomo avvertibile è quello del dolore, che però non sempre viene compreso nella sua gravità e può venire scambiato per altre malattie, se non addirittura per dei normali dolori nell’età della crescita. Ciò è particolarmente vero per i pazienti che vivono in aree disagiate con un alto livello di povertà. Per queste persone è molto difficile poter accedere a cure mediche specialistiche e in molti casi la sintomatologia non viene ben compresa dai medici di base a cui i malati si rivolgono.
La Malattia di Pott può comparire anche sotto forma di artrite, gonfiore agli arti, artrosi, cardiopatia, danni agli organi interni, pericardite, asma e pleurite. Inoltre può presentarsi sotto forma di collasso vertebrale (a causa della disintegrazione dei dischi intervertebrali), paraplegia, difficoltà nella vista, parestesie (ossia sensazioni di freddo o caldo indipendenti dalla temperatura esterna). In alcuni casi può comparire anche una perdita di peso, se non una vera e propria anoressia.
Per comprendere rapidamente se si soffre del morbo di Pott si dovrà fare attenzione ad ogni tipo di dolore alla spina dorsale (anche una semplice lombalgia od un torcicollo). In alcuni casi a questi dolore si unisce contrattura muscolare, forte tosse, stanchezza, inappetenza (con relativo dimagrimento drastico), febbre. Come avrete sicuramente notato si tratta di un’eziologia molto simile a quella della tubercolosi, di cui il morbo di Pott è una sorta di “cugino”.
Come diagnosticare la malattia di Pott
Il metodo migliore per diagnosticare l’eventuale presenza della malattia è l’utilizzo di radiografie, grazie alle quali il radiologo potrò individuare lo schiacciamento dei dischi intervertebrali tipico di questa patologia. Un metodo successivo è quello della rachicentesi e biopsia ossea. Un altro metodo è l’utilizzo della tubercolina. (ossia l’estratto di bacilli tubercolari).
Le cure migliori per la Malattia di Pott
Fortunatamente il Morbo di Pott (altro nome della malattia) è ormai praticamente inesistente in Europa. Nel caso però vi troviate a viaggiare o vivere in altri paesi, sappiate che il metodo migliore per curarlo è l’uso di farmaci antitubercolari, che dovranno essere assunti per almeno un anno. Per evitare lesioni e deformazioni della colonna vertebrale in alcuni casi si fa uso del gesso, sebbene molti specialisti ritengano sia sufficiente il semplice riposo nel letto, anche se per tempi prolungati (uno o più mesi). L’intervento chirurgico è possibile, in particolar modo per risolvere i problemi legati alla compressione del midollo spinale o per correggere la parte della colonna vertebrale interessata dal morbo.
Può sorprendere ma questa malattia, quasi dimenticata nei Paesi industrializzati, uccide ogni anno ben 2 milioni di persone nel mondo, contagiandone oltre 8 milioni (dati della OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità). È quindi indispensabile che le cure per il morbo di Pott raggiungano il prima possibile anche i paesi più poveri, in modo che questo morbo così antico (le prime testimonianze risalgono al tempo dei faraoni egizi) diventi definitivamente solo un brutto ricordo del passato.